Perché è nata la cena benedettina

Il senso dell’iniziativa promossa (e sostenuta per 25 anni) dal Comitato “in Dextera Athesis”. Riportando alla luce un rito medievale simbolo di condivisione e apertura



I monaci benedettini, provenienti dalla matrice di Vallalta presso Bergamo, usavano aprire una volta all'anno le porte dell'abbazia per offrire una cena frugale agli abitanti della zona, simbolo di condivisione, di ospitalità e di apertura. Da qui nasce la tradizione che il Comitato "in Dextera Athesis" ha voluto far rivivere, facendone di volta in volta un punto di incontro tra uomini e culture diverse, nella convinzione di rendere, in questo modo, un servizio a tutta la comunità cittadina.

Quest’anno sarà l’ultima edizione - la venticinquesima - come spiega il capo del Comitato “in Dextera Athesis” Andrea Zanotti (leggi l’articolo).

Qui spieghiamo il senso dell’iniziativa, riportando le parole usate dal comitato.

“C'è stato un tempo, un tempo lontano, nel quale le strade della vecchia Europa erano popolate di pellegrini che viaggiavano a piedi, recando con sè poche cose e il desiderio di conoscere realtà nuove e nuovi ideali. In quel Medioevo molto meno oscuro di quanto oggi si creda, l'unità della cultura europea era assicurata proprio da questo movimento di uomini e di idee che percorreva, come la linfa percorre una pianta, le contrade del nostro continente. Da Santiago di Compostela a Bologna, da Salisburgo a Trento, da Oxford a Salamanca i destini dei popoli d'Occidente si intrecciavano cosi lungo interminabili strade bianche: bianche di polvere in estate; bianche d'inverno per una neve che ancora non conosceva la contaminazione delle piogge acide. Per questo l'ospitalità era considerata sacra e la disponibilità ad accogliere i viandanti ed i pellegrini era la condizione necessaria per continuare a far scorrere la linfa della vecchia Europa, di un continente che ha insegnato al mondo la grandezza dell'uomo e la sua voglia intrinseca di libertà. Centri di grande ospitalità furono chiese e conventi disseminati lungo le grandi vie sacre. Anche a Piedicastello esisteva sin dal milleduecento un insediamento benedettino, localizzato proprio nella piazzetta di Sant'Apollinare. L'attuale chiesa era la chiesa dell'abbazia, collegata da un chiostro che occupava buona parte della piazzetta stessa, al corpo dell'abbazia. Essa sorgeva dove ora è collocata l'attuale canonica, come testimonia la bellissima bifora che si può ammirare nella facciata volta a nord”.













Scuola & Ricerca

In primo piano