«Per pagare le bollette ho dovuto vendere l’oro»
Il racconto di due operai della Gallox che da mesi non ricevono lo stipendio «L’anticipo di Confidi non è ancora arrivato, i nostri figli sono senza buoni pasto»
ROVERETO. Gli operai della Gallox di via del Garda, in cassa integrazione, da mesi non ricevono più lo stipendio. Due di loro (Santo e Baldassare) sono venuti a raccontare in redazione al Trentino la loro situazione, ormai disperata: «Non abbiamo nemmeno i soldi per pagare le bollette o acquistare i buoni pasto per i nostri figli». Come loro due, anche gli altri cento operai. Santo e Baldassere ieri mattina si sono rivolti anche alla stazione dei carabinieri per cercare conforto, «una via d’uscita». L’azienda roveretana di via del Garda annaspa nella crisi più profonda ormai da mesi, in più occasioni è stata aiutata dalla Provincia, ora si trova in concordato preventivo fino alla fine di marzo, ma i lavoratori faticano a sopravvivere. Gli operai hanno ricominciato a ricevere a singhiozzo gli stipendi e da gennaio è buio pesto. L’anticipo della “cassa” da parte di Confidi - come studiato dall’ultima Finanziaria della giunta provinciale d’intesa con l’Inps - per i dipendenti delle imprese in crisi già nel 2012, «non ci è ancora arrivato e in banca ci hanno già detto che il prossimo mese, se non ci saranno novità nei pagamenti, non pagheranno più le bollette». Colpa dei conti in rosso.
La situazione per i lavoratori della Gallox è diventata insostenibile. «A dicembre scorso abbiamo ricevuto le quattro mensilità che ci spettavano, quelle da giugno a settembre, ad ottobre abbiamo ricevuto un anticipo, poi più niente: né tredicesima, né quattordicesima». Grazie all’accordo con i sindacati, «l’azienda ha chiesto e ottenuto la cassa integrazione straordinaria fino a fine novembre, ma non abbiamo più ricevuto soldi», raccontano i due operai esasperati. «La Provincia deve tutelare gli operai, non solo le aziende - interviene Giovanni La Spada dei Cobas - vogliamo un chiarimento sulla delibera, perché temiamo che lasci un mese scoperto di stipendio arretrato dei lavoratori». I lavoratori sono esasperati. «A dicembre per pagare tutte le spese ho dovuto vendere i pochi ori di famiglia», racconta Santo. «Non vogliamo fare gli splendidi - dice Baldassare - ma noi lavoriamo per far vivere la nostra famiglia e per mandare a scuola i nostri bambini. Chi vive con lo stipendio ora non ha più i mezzi per tirare avanti». La speranza è che presto si sblocchino i pagamenti. Altrimenti, è di nuovo buio pesto. (n.f.)
©RIPRODUZIONE RISERVATA