Per la truffa alla Comunità 5 anni a Paolo Pedergnana
Per l’ex funzionario della Comunità interdizione perpetua dai pubblici uffici. Dovrà anche sborsare oltre 265mila euro come risarcimento all’ente pubblico
PERGINE. Cinque anni e due mesi di carcere, interdizione perpetua dai pubblici uffici, un risarcimento di oltre 265mila euro alla Comunità Alta Valsugana e Bersntol e il pagamento di quasi 17mila euro di spese di costituzione. Mano pesante del giudice Giuseppe Serao con Paolo Pedergnana, l’ex funzionario della Comunita di valle accusato di truffa aggravata. Ma avrebbe potuto anche andargli peggio, visto che il sostituto procuratore Maria Colpani aveva chiesto una condanna a ben 9 anni per l’ex addetto ai servizi sociali della Comunità.
Secondo la Procura l'uomo era riuscito ad ottenere l'erogazione di vari benefici predisponendo per soggetti indigenti dichiarazioni di indicatori di reddito Icef senza il materiale invio al sistema o creando ad arte per determinati utenti esigenze di carattere straordinario bypassando la valutazione dell'assistente sociale.
Pedergnana, infatti, era addetto a un settore particolarmente delicato: le pratiche relative alla concessione delle somme mensili di "minimo vitale", di anticipi degli assegni mantenimento, di sussidi a nuclei familiari e di maternità, di assegni per assistenza agli anziani non autosufficienti o con gravi disabilità, di sussidi per minori. Quindi, soldi pubblici che venivano erogati alle famiglie disagiate e in situazione di fragilità e debolezza.
Secondo quanto appurato dalla Guardia di finanza, che aveva condotto le indagini, il funzionario si offriva di far ottenere i sussidi sociali a persone che non ne avrebbero avuto diritto o che, comunque, non avevano tutte le carte in regola. Poi, però, pretendeva una parte di quel sussidio. Avrebbe pensato a tutto lui. Secondo l'ipotesi accusatoria, versava il sussidio su conti a sua disposizione e poi ne dava una parte ai beneficiari. In questo modo, in periodo compreso tra il 2006 e il 2011, si sarebbe intascato circa 700 mila euro.
Tutto era stato fatto a regola d’arte, quindi, ma siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi, a mettere nei guai Pedergnana era stato un banale controllo su una strana anomalia: uno dei soggetti che beneficiava del sussidio sociale, infatti, aveva anche presentato domanda per contributi legati all'edilizia agevolata. Ovviamente era parso strano che una persona beneficiaria di un sussidio sociale potesse costruirsi una casa. Così erano partiti gli accertamenti e tutti i “traffici” di Pedergnana erano venuti a galla.