Pensioni d'oro, Moltrer interrogato per tre ore dalla Finanza

Il presidente del Consiglio regionale è stato sentito nell’ambito dell’inchiesta per abuso d’ufficio sui maxivitalizi. Ha spiegato la genesi delle delibere



TRENTO. E’ stato messo sotto torchio per tre ore dalla Guardia di Finanza. Ieri il presidente del Consiglio regionale Diego Moltrer è stato interrogato nell’ambito dell’inchiesta sui maxivitalizi di platino dei consiglieri dalle 10 di mattina all’una negli uffici di via Romagnosi delle Fiamme gialle dal comandante provinciale Fabrizio Nieddu e da alcuni ufficiali del nucleo di polizia tributaria. Moltrer è stato sentito come persona informata sui fatti, quindi era da solo, senza l’assistenza di legali. Nelle tre ore di colloquio con la Finanza ha ricostruito tutta la vicenda dei maxivitalizi, sia dal punto di vista storico che da quello delle norme. Ha raccontato come è stata applicata la legge 6 del 2012 e il susseguirsi delle delibere dell’ufficio di presidenza fino all’ultima, quella firmata proprio dall’ufficio da lui presieduto, che ha sbloccato il pagamento dei generosi anticipi ai consiglieri e agli ex consiglieri regionali.

Il presidente è stato sentito non soltanto sugli atti della sua gestione, ma anche su tutta la vicenda, a partire proprio dalla legge 6. Quello che interessa ai finanzieri, infatti, è capire se nell’applicazione della norma vi siano stati degli abusi. L’ipotesi di reato avanzata dal Procuratore della Repubblica Giuseppe Amato, infatti è l’abuso d’ufficio. Si cerca di capire se vi sia stato un abuso nell’applicazione della legge, ovvero nelle delibere attuative. La norma in sé, infatti, rientra nell’ambito discrezionale del legislatore e non può essere sanzionata penalmente. Eventualmente, invece, può essere perseguito l’abuso, ovvero l’aver piegato la norma all’interesse di qualcuno.

Quello che cercano di capire i finanzieri attraverso accertamenti certosini e molto lunghi è se c’è stato un piano per gonfiare i maxivitalizi. In altre parole, gli inquirenti stanno indagando per capire se c’era un progetto per applicare al calcolo dell’ormai famosa attualizzazione una speranza di vita gonfiata del 13,6 per cento rispetto ai comuni mortali e un tasso di sconto dello 0,81 per cento rispetto a un tasso medio del 2,5 per cento. Questi due parametri sono stati usati dal presidente dimissionario di Pensplan Gottfried Tappeiner per la famigerata consulenza sulla base della quale sono stati calcolati gli anticipi e le quote del Fondo Family per ciascun consigliere o ex consigliere. La Finanza cerca di capire se Tappeiner ha fatto tutto da solo e in base a dati tecnici oppure se abbia agito su suggerimento di qualcuno. Infatti i due parametri che ora appaiono eccessivamente generosi nei confronti dei politici, hanno comportato un maggiore esborso di parecchi milioni di euro per le casse della Regione. E’ possibile sostenere che qualcuno abbia voluto ottenere questo risultato truccando le carte? E’ quello che l’inchiesta mira ad accertare. Tenendo presente, ovviamente, che Tappeiner ha redatto la consulenza come professore dell’Università di Innsbruck, ma che poi, alcuni mesi dopo, è stata la società da lui presieduta, ovvero Pensplan, ad aggiudicarsi la gara europea per la gestione del Fondo Family. Una coincidenza che gli inquirenti non sottovalutano per nulla. Nell’interrogatorio di Moltrer sono stati affrontati tutti questi passaggi. La Finanza ha, ovviamente, chiesto conto al presidente di tutti gli atti adottati sotto la sua gestione, a partire dalla famosa delibera dell’ufficio di presidenza del Consiglio regionale che ha materialmente sbloccato il pagamento degli anticipi.

Moltrer, come racconta all’uscita, ha spiegato che era tutto in regola: «Quella delibera era un atto dovuto. Non abbiamo fatto altro che spostare quote da un fondo all’altro. Era la chiusura di un iter procedurale che veniva dalla precedente consigliatura e non si poteva fare altro». Il presidente poi spiega che ha ripercorso la storia della vicenda davanti ai finanzieri: «Ho parlato dei vari atti amministrativi che si sono succeduti dopo la legge 6, ma loro già sapevano tutto. Hanno già acquisito tutte le delibere e la documentazione sul caso».

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