Peio, muore travolto dal rimorchio
Tragedia a Peio: Vittorio Dapoz, di Rabbi, aveva 43 anni. Stava per tornare a casa
PEIO. Stava per salire al posto di guida per tornare a casa, alla fine di una giornata di lavoro passata in un cantiere stradale di Celentino di Peio, in val di Sole. Pochi minuti e avrebbe raggiunto la sua Rabbi, dove era nato e cresciuto, per cenare con la moglie e i suoi due figlioletti. Forse Vittorio Dapoz, 43 anni, stava già pensando a loro e alla serata che lo attendeva in famiglia, quando il rimorchio del suo camion lo ha travolto, uccidendolo. Una morte le cui circostanze sono tutte da chiarire: agganciare il carrello è un’operazione di routine per un’autista di mezzi pesanti, ma proprio perché si tratta di veicoli di quella mole un errore, una distrazione o un problema tecnico possono avere conseguenze drammatiche, come è accaduto ieri sera.
Saranno i carabinieri della compagnia di Cles, intervenuti sul luogo della tragedia, a cercare di ricostruire la dinamica dell’infortunio mortale.
Vittorio Dapoz lavorava per la ditta di scavi Gabardi Cesare. A Peio, nelle due frazioni di Celentino e Comasine, in questi giorni sono in corso lavori di riasfaltatura della rete viaria locale, che hanno reso necessaria la chiusura a intermittenza delle strade.
Quando è stato dato l’allarme, è decollato da Trento l’elisoccorso del 118 Trentino Emergenza. I traumi riportati dall’operaio però erano troppo gravi, nonostante l’intervento anche di numerosi soccorritori del posto. «Ci ha allertati la centrale - racconta il comandante dei vigili del fuoco volontari di Peio, Vincenzo Longhi - e quando siamo arrivati c'erano già l’ambulanza e due medici, quello di base di Cogolo Alberto Pasquesi e la dottoressa Anita Viola Vicenzi, anche lei di Cogolo, che lavora al 118 di Cles. Dapoz lavora per una ditta conosciuta: stava agganciando il carrellone, sulla strada, per portarlo via alla fine del lavoro». Cosa sia andato storto in quegli istanti non è ancora noto.
La notizia della tragedia non si è diffusa subito in Val di Rabbi. Scosso Lorenzo Cicolini, il giovane sindaco di un paese dove tutti si conoscono. «Madonna mia, ho saputo dell’incidente dal gazzettino in tv e ho chiamato un collega di Peio, che mi ha appena dato la notizia», dice dopo le 20. «Sto andando dalla famiglia a chiedere se hanno bisogno di qualcosa».
La moglie Barbara Zanon è assistente alla poltrona da un dentista e i due bimbi hanno 7 anni lei e un paio in più lui. Abitano a San Bernardo di Rabbi. «È tantissimo che Vittorio faceva quel lavoro. Ha frequentato l’Enaip a Cles e poi è diventato operaio, come il papà Ferruccio, che non c’è più. È scomparsa giovane anche la mamma Elena. Vittorio ha un fratello, Mauro, che abita a Milano, e due sorella che vivono in valle, Lorena e Orietta».
Una persona benvoluta, anche per il suo carattere, Vittorio Dapoz. «Era un alpino, c'era sempre anche ai tornei di calcetto. Un ragazzo estroverso, simpatico, sempre allegro», aggiunge il sindaco. Un padre di famiglia, un marito, un amico: una parte della comunità strappata via in una sera di piena estate. Senza un perché.(l.m.)