Pediatra dice no a Fiemme preferisce gli Emirati arabi
Zanon (Comunità territoriale): «In un primo momento si era detto disponibile ma là avrà migliori prospettive economiche». E “Parto per Fiemme” accusa
CAVALESE. Il punto nascite dell’ospedale di Cavalese è ancora fortemente in bilico. Mancano le certezze per la sua prosecuzione, ma mancano soprattutto i pediatri: uno solo infatti ha confermato la sua disponibilità a venire a Cavalese. Il presidente della Comunità territoriale Giovanni Zanon è seriamente preoccupato per la situazione di stallo e per le prospettive future: «Noi abbiamo fatto e stiamo facendo tutto quello che è possibile per salvare la struttura, anche questa mattina mi sono messo in contatto con un pediatra che in un primo momento sembrava disponibile a venire a Cavalese, ma che ora ha fatto un’altra scelta: andare a lavorare negli Emirati arabi, con prospettive migliori anche dal punto di vista economico.
Noi non vogliamo fare polemica con coloro che dicono che i pediatri ci sono ma che ci sono forte pressioni perché non vengano a Cavalese. Sappiamo che anche l’assessore provinciale Zeni sta lavorando con grande determinazione per risolvere il problema e reperire in tempo i pediatri. Non è arrivato ancora il tempo di deporre le armi. La settimana prossima comunque potremo avere un quadro complessivo più completo, e non solo notizie parziali come abbiamo ora».
Secondo l’associazione “Parto per Fiemme”, guidata dal battagliero Alessandro Arici, le cose non stanno però così: «È senza sorpresa e rinnovato rammarico - afferma in una nota - che leggiamo in questi giorni l’ennesimo tentativo di recitare il “De profundis “ per il Punto nascita di Fiemme e Fassa, scritto da chi invece dovrebbe proteggerci e garantire la nostra sicurezza. La sicurezza che ci propone l’Azienda sanitaria è togliere certezze ai pediatri che si sono candidati numerosi per venire a Cavalese, dicendo loro che stanno entrando in servizio in una maternità che è a rischio di chiusura».
Ma per Arici grosse responsabilità le hanno anche i sindacati, «che impediscono la rotazione su Trento e Rovereto, obbligandoli così a vedersi bloccati un weekend su due. Essi sono i veri responsabili della chiusura del Punto nascite di Cavalese . Per i baroni della nostra salute è preferibile continuare a centralizzare a Trento, portare tutte le donne a subire un travaglio e un post parto nella migliore tradizione raffazzonata italiana. Perché dopo un anno e due mesi il purgatorio con il parto a “orari d’ufficio” non si passa al dispositivo in atto all’ospedale di Cles riaprendo a pieno ritmo la maternità di Cavalese e ridando dignità alle famiglie di Fiemme, Fassa e Cembra?».
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