Pdl, base allo sbando «Oggi non sappiamo per chi votare»

Borga: «Guarderò alle altre liste del centrodestra» Dal Rì: «Candidati imposti, i coordinatori si dimettano»


di Chiara Bert


TRENTO. Se nella base del Pd è ancora tutta da metabolizzare la candidatura di Franco Panizza sul collegio del Senato di Trento (e Tonini spedito nella trincea della Valsugana), le cose non vanno meglio tra i militanti del Pdl. Delusi dalle candidature imposte da Roma, disorientati sul voto, in rivolta contro i vertici del partito.

E non è solo la base ad essere agitata. Diversi big, da tempo in rotta con la leadership locale, questa volta confessano apertamente che il 24 e 25 febbraio non voteranno Pdl.

Rodolfo Borga, dimessosi mesi fa da capogruppo regionale, parla di «epilogo naturale delle candidature, frutto di un modo di intendere il partito dettato solo dai rapporti personali». «Così non va - avverte il consigliere - alla Camera non voterò certo per far eleggere la Biancofiore, che ho combattuto al congresso perchè sosteneva Leonardi e de Eccher. E di certo non darò un voto a Bersani e men che meno a Monti e Dellai, il loro è un progetto elitario e tecnocratico pericoloso per la nostra autonomia. Darò un voto di area, ci sono anche altre liste del centrodestra. Mi dispiace che non ci sia la lista di Giorgia Meloni, sarebbe stato un elemento di novità».

Il consigliere comunale Paolo Dal Rì, che a dicembre siedeva al PalaRotari per la convention grisentiana, spiega che «il Pdl trentino è di fatto commissariato e chi comanda è l’onorevole Biancofiore. Non c’è spazio per chi si impegna, ma solo per chi entra nelle grazie del capo». L’accusa ai coordinatori Leonardi e de Eccher è durissima: «Dal congresso hanno propinato agli iscritti una serie di balle. Hanno detto che avrebbero premiato le persone del territorio, ed è stato nuovamente catapultato in lista Del Tenno. Hanno parlato di democrazia e scopriamo che hanno barattato il collegio della Valsugana alla Lega con la candidatura di de Eccher a presidente della Provincia». «Non so ancora chi voterò, ma mi sento svincolato dalla logica di partito. Mi ispira Oscar Giannino, ma ho buoni rapporti anche con candidati di altre liste, vedremo». La situazione non appare più agevole al Senato: «Ci ritroviamo con Bezzi, eletto nel 2006 con il centrosinistra e oggi paracadutato dall’alto candidato del centrodestra. Non va».

L’aria che tira è questa, le dimissioni di Walter Viola da capogruppo in consiglio provinciale (dopo quelle da coordinatore regionale di qualche tempo fa) rendono ancora più evidente lo smottamento in atto nel partito. Un forzista della prima ora come Giorgio Manuali, candidato al parlamento per Berlusconi nel 2001, oggi confessa che voterà Mir (i Moderati in rivoluzione di Samorì) pur con «la morte nel cuore». Un’altra consigliera comunale, Francesca Gerosa, passata dalla Civica di Morandini al Pdl solo due anni fa, oggi dice: «Per la prima volta da quando voto non trovo nulla che mi rappresenti. Con i candidati imbarazzanti che ha presentato, il Pdl si è dimostrato un partito da cui non resta che dissociarsi». «Ho un orientamento moderato, escludo di votare la sinistra perché mi dividono i programmi, ma anche il Movimento 5 Stelle che si limita alla protesta. Di sicuro è impensabile per me votare il centro di Monti, con un capolista come Dellai che rappresenta un modo di intendere la politica e il potere che è l’opposto del mio». Cosa resta al dunque? Anche Gerosa guarda con interesse al movimento Fare di Giannino: «Ma non ho ancora deciso». «E al Senato fa ridere una sfida Patt contro Patt. Siamo al ridicolo».

Quale sarà, nelle urne, l’effetto di questo sbandamento lo si capirà tra un mese. Ma già c’è chi guarda avanti. «Per le provinciali - avverte Borga - c’è ampio spazio per chi vuole un cambiamento che non significa stravolgere tutto quanto si è fatto fin qui. Ma serve una proposta seria. Ci stiamo lavorando».

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