Pd, coro in assemblea «Giulia dimettiti»

La richiesta alla segretaria approvata all’unanimità dopo l’intesa tra le componenti. Lasci per favorire una soluzione unitaria verso il congresso»


di Chiara Bert


TRENTO. Il processo in contumacia a Giulia Robol (a casa con la febbre) ieri sera si è chiuso nell’assemblea del Pd con un verdetto chiaro: la richiesta corale alla segretaria di dimettersi e un rinnovato sostegno ad Andrea Miorandi per la ricandidatura a sindaco di Rovereto. Tecnicamente non una sfiducia alla segretaria, dunque, che farebbe decadere l’intera assemblea e accelererebbe i tempi di un congresso che a tre mesi dalle elezioni comunali è visto da tutti come un passaggio impensabile. La richiesta è arrivata da tutte tre le componenti dell’assemblea, dopo una giornata di contatti e mediazioni per individuare la migliore via d’uscita dal pantano dopo la bufera scoppiata con l’autocandidatura di Robol a sindaco di Rovereto.

Vanni Scalfi, che dopo le primarie aveva garantito l’appoggio, e dunque la maggioranza, alla segretaria, come annunciato nei giorni scorsi è stato il primo ad ammettere il fallimento: «Me ne assumo la responsabilità per quanto nelle mie scelte», ha detto dopo aver rassegnato nel pomeriggio le dimissioni da responsabile dei circoli e enti locali (al suo posto è stato nominato Giacomo Pasquazzo). «Ora serve un sussulto di residua responsabilità. Non possiamo fare finta di niente. Rispetto umano per la segretaria che oggi non è qui perché ammalata, ma dobbiamo mandare un segnale chiaro, che il Pd c’è e ha le energie per affrontare questo passaggio difficile». Il messaggio agli alleati, in primis l’Upt che dopo l’uscita di Robol aveva «congelato» l’accordo su Rovereto, è chiaro: «Andrea Miorandi ha il nostro pieno sostegno». La parola è quindi passata a Gigi Olivieri che a nome degli eletti della mozione Robol, ma anche prendendo atto della presa di posizione dei circoli, ha avanzato la stessa richiesta alla segretaria: «Solo con le sue dimissioni possiamo governare il processo verso il congresso. Serve un percorso rapido per uscire da questa impasse, una soluzione il più possibile unitaria». Piena fiducia a Miorandi e un appello a cambiare le regole del congresso: «Si riscriva lo statuto per andare alle primarie con due soli candidati alla segreteria, solo così possono uscirne una maggioranza e una minoranza chiare». Si è accodata Elisa Filippi: «Prendiamo atto del fallimento esplicitato della maggioranza e invitiamo Giulia a dimettersi», ha detto la leader della minoranza, «l’unico modo per trovare una soluzione condivisa per rilanciare l’azione del Pd verso le elezioni».

Le tre componenti dell’assemblea si sono dunque ritrovate unite su come procedere e sul documento che in assemblea è stato votato all’unanimità. La palla passa ora a Giulia Robol, che ieri, ancora febbricitante, non si è presentata in assemblea e fino a sera, prima degli ultimi sviluppi, confermava di non volersi dimettere: «Non posso diventare il capro espiatorio del partito, eliminare me non significa risolvere i problemi del Pd. Riconosco che il modo in cui ho dato la mia disponibilità a candidarmi a Rovereto è stato un gesto inopportuno ma il tema non è l’intervista che è solo il pretesto di un disagio più allargato. Il confronto deve esserci serio e a 360 gradi». Chissà se la richiesta corale, con assunzione di responsabilità delle componenti di maggioranza, le farà oggi cambiare idea.

Fino al primo pomeriggio l’assemblea era tornata in forse, con una parte del partito - la componente di Elisa Filippi e parte dei roboliani (Olivieri e Olivi) - che chiedeva di rinviarla di qualche giorno per aspettare che la segretaria si riprendesse dalla febbre. Linea confermata in serata da Filippi: «Prima che un progetto politico siamo una comunità di persone, il rispetto umano viene prima, la politica si fa a viso aperto, come con le primarie, non con accordi di potere, e avremmo dovuto ascoltare la segretaria». Ma il pressing per mantenere l’assemblea è stato forte soprattutto dalla componente che fa riferimento a Scalfi. «Una classe dirigente responsabile ha il dovere di reagire con prontezza con soluzioni», incalza il consigliere provinciale Luca Zeni, «i trentini si aspettano subito un Pd unito che si concentri sul governo». La presidente Lucia Fronza Crepaz, grande sostenitrice della partecipazione, non ha fatto marcia indietro: «L'assemblea è convocata e si fa. In un momento di crisi i 64 eletti hanno il dovere e la responsabilità del dialogo. Le soluzioni verranno», ha chiarito via Twitter, «Robol avrà i luoghi e il tempo per poter dire la sua quando starà meglio ma il Pd ha i suoi luoghi democratici che vanno tenuti aperti». E guardando al suo passato ha sottolineato: «La Dc è morta nei corridoi, anche perché aveva smarrito le idee lontana dalla gente, farò di tutto per la partecipazione massima».

La soluzione-ponte per gestire il partito fino al congresso, dopo l’estate, dovrebbe essere individuata per lunedì prossimo, data della nuova assemblea: si rafforza l’idea di un triumvirato di garanzia con un rappresentante per ogni componente (roboliani, scalfiani, filippiani). Ma prima di procedere servono le dimissioni della segretaria.

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