Pd, c’è solo Olivi: e l’Upt va con Schelfi

Il partito di Dellai punta sul presidente della cooperazione: «Gli alleati lo valutino». Ma Pd e Patt: primarie il 30 giugno


di Luca Petermaier


TRENTO. Le notizie della (intensa) giornata politica di ieri sono due. La prima viene da casa Pd: sarà l’assessore Alessandro Olivi l’unico candidato alle primarie di coalizione in rappresentanza del Partito Democratico. Olivi è rimasto in campo da solo dopo il ritiro di Luca Zeni e Donata Borgonovo Re (articolo nella pagina a fianco) che contestano le mancate primarie di partito ma nel contempo (e non ufficialmente) prendono atto di non avere i numeri dentro l’assemblea del Pd per spuntarla sull’assessore all’industria.

Le seconda notizia di giornata arriva invece da casa Upt e riguarda il nome - che da giorni è tornato ad occupare le cronache - del presidente della cooperazione Diego Schelfi. Questo nome è stato finalmente messo nero su bianco dall’Unione per il Trentino nel vertice di coalizione di ieri. La carta “don Diego” è stata calata dal senatore Vittorio Fravezzi come espressione della società civile e non come uomo di partito, «una personalità - ha chiarito Fravezzi - che gode di ampio consenso soprattutto fuori dal mondo dei partiti e che potrebbe allargare i confini della coalizione». L’invito che l’Upt ha rivolto agli alleati, dunque, è stato quello di vagliare il nome di Schelfi per le prossime 36 ore come possibile candidato unitario della coalizione. Qualora gli altri partiti (Pd e Patt in particolare) decidessero di mantenere fede ai propositi di procedere alle primarie, allora l’Upt metterà in campo i propri nomi di partito, ovvero gli assessori Mauro Gilmozzi e Tiziano Mellarini.

Va detto che sul nome di Schelfi già ieri si sono registrate le timide aperture dell’Italia dei valori e dei Verdi che hanno dichiarato di non avere pregiudiziali sulla figura del presidente della cooperazione. Disponibilità ad un passo verso una scelta “coalizionale” lo ha manifestato anche Alessandro Pietracci per i socialisti: «Noi - ha spiegato Pietracci - puntiamo su Mario Raffaelli, ma se la scelta comune dovesse ricadere su Schelfi non abbiamo nulla in contrario. L’importante sarebbe evitare le primarie che rischiano di essere foriere di tensioni».

Insomma, da ieri Schelfi è in campo e lo è con forza, anche se - allo stato - appare assai improbabile che Pd e Patt rinuncino ai propri candidati confluendo su un nome terzo e tra l’altro nemmeno con quelle caratteristiche di novità in grado di spostare equilibri interni ai partiti già molto consolidati. Impossibile che il Patt rinunci a puntare su Ugo Rossi per virare su Schelfi. E lo stesso si può dire per il Pd e Olivi.

In questo senso, dunque, le primarie appaiono sempre più vicine e infatti, sempre ieri, è stata definita una possibile seconda data alternativa al 23 giugno, e cioè il 30. Roberto Pinter ha distribuito agli alleati un documento di due pagine nel quale vengono messe nero su bianco le regole base delle primarie. Innanzitutto il turno unico: chi prende più voti vince. Poi i candidati dovranno essere solo espressioni dei partiti che li sostengono, quindi no a candidati della società civile. In terzo luogo voto allargato a tutti, senza restrizioni di sorta. Una richiesta voluta soprattutto dal Patt che - allargando la base elettorale - spera di ottenere maggiori consensi. Infine gratuità assoluta del voto: niente oboli per chi si recherà alle urne. Ma su queste regole la coalizione tornerà a confrontarsi nel nuovo vertice, convocato per domani.













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