«Pd, azzerare i vertici» Ora è Pinter nel mirino
L’assemblea di Trento conferma il coordinatore Scalfi ma chiede le dimissioni di presidente e coordinamento. Troika, Gilmozzi e Fronza Crepaz tra i papabii
TRENTO. Il Pd di Trento chiede di azzerare i vertici provinciali del partito e di trovare un nuovo assetto degli organismi dirigenti che garantisca unità interna e rinnovamento. L’assemblea cittadina riunita lunedì sera, presenti assessori provinciali e comunali, consiglieri e presidenti di circoscrizione, ha respinto a larghissima maggioranza (52 contrari, 7 astenuti) le dimissioni del segretario cittadino Vanni Scalfi, seguendo il copione di quanto avvenuto la scorsa settimana a Rovereto, ma non si è limitata a questo. Ha anche approvato un documento che chiede all’assemblea provinciale - che è convocata per domenica prossima - di accettare le dimissioni del segretario Michele Nicoletti e di chiedere che rassegnino le dimissioni l’intero coordinamento provinciale e il presidente dell’assemblea Roberto Pinter, «permettendo così - si legge - una discussione franca e leale che, secondo il principio della sfiducia costruttiva, porti ad una ridefinizione degli organismi dirigenti che possa garantire unità interna e capacità di rinnovamento».
Dopo Rovereto, è il Partito democratico del capoluogo a dire la sua nell’analisi post-sconfitta alle primarie di coalizione che hanno incoronato Ugo Rossi candidato presidente. «È stata una gravissima sconfitta politica del Pd e chi ha guidato il partito deve assumersene la responsabilità - attacca Scalfi - la ragione delle dimissioni è logica prima ancora che politica». Ma allora perché non procedere, coerentemente, anche ad un ricambio ai vertici di Trento e Rovereto, le città dove più sono mancati i voti Pd alle primarie? Nicoletti aveva chiesto che i responsabili a tutti i livelli, fino all’ultimo responsabile di circolo, rimettessero il proprio mandato. Così hanno fatto Scalfi e Lorandi, ma le rispettive assemblee li hanno riconfermati segretari. «Gli organismi cittadini hanno ritenuto che le nostre responsabilità non fossero politiche», risponde Scalfi.
Per quanto riguarda invece i vertici provinciali, la richiesta è netta: tutti a casa. «Non è una questione personale - prosegue Scalfi - il punto è che la sconfitta è stata collettiva e quindi è giusto che collettivamente gli organi dirigenti rimettano il mandato».
Che succederà ora? All’assemblea di domenica bisognerà arrivare con una proposta possibilmente condivisa per evitare il caos totale. Ad oggi le uniche dimissioni ufficializzate sono quelle del segretario Nicoletti, confermate sabato al Trentino: «Mi assumo le mie responsabilità - ha detto - e ora serve un segnale di ricambio, una squadra anche con volti nuovi che gestisca il partito fino al congresso». Si tratterà ora di vedere se sul tavolo arriveranno anche le dimissioni dei membri del coordinamento e quelle del presidente Pinter. Quest’ultimo, in particolare, partito per le ferie all’indomani delle primarie, non ha partecipato al dibattito interno di quest’ultima settimana. Prima di partire per le vacanze, aveva lasciato dicendo: «Chi ha lavorato può chiedere le dimissioni, gli altri no». A chiedergli un passo indietro è stato lo stesso Nicoletti: «Serve un cambiamento anche nelle responsabilità organizzative, mi auguro che la nostra sia una riflessione unitaria». Come dire, mi auguro di arrivare all’assemblea senza voci fuori dal coro nel gruppo dirigente.
La richiesta di convocazione del coordinamento dovrebbe arrivare già nelle prossime ore proprio per preparare l’appuntamento di domenica. E se dai primi confronti interni sembra che tra i componenti ci sia la disponibilità a rimettere il mandato, cresce il pressing su Pinter perché compia lo stesso passo.
Naturalmente, azzerati i ruoli di vertice, si tratta di individuare nuovi nomi. Ricerca tutt’altro che semplice visto che si tratta di ricompattare un partito diviso in correnti e di traghettarlo fino al congresso gestendo la fase molto delicata delle elezioni provinciali di fine ottobre. Un quadro che ha convinto molti, Nicoletti in primis, a ritenere opportuna una gestione collegiale del partito per i prossimi mesi. Un direttorio, o una troika, come si usa dire nel lessico politico. Tra i primi a proporre questa soluzione è stato il consigliere provinciale Andrea Rudari, che anche durante l’assemblea cittadina ha ribadito: «Individuiamo tre persone per gestire questa fase, è una soluzione di buon senso». Trovare un nome unico per la segreteria è parso in questo momento infatti impresa ancora più ardua:
Restano dunque quattro giorni per trovare la terna di «reggenti» e come sempre accade in questi casi il toto-nomi è già partito con i nomi più disparati. Da giorni circola con insistenza quello dell’assessore comunale Italo Gilmozzi - da sempre vicino al presidente Alberto Pacher - il quale ha dato la sua disponibilità se sul suo nome si registrasse una convergenza. Pare escluso che nel nuovo direttorio entrino consiglieri provinciali, i quali saranno tutti candidati alle elezioni. Più probabile che si cerchi ancora tra i nomi cosiddetti di garanzia, nei giorni scorsi sono stati fatti quelli dell’ex segretario provinciale Maurizio Agostini (già chiamato a reggere il partito nel 2009), di Wanda Chiodi e Rino Sbop. Ma nelle ultime ore qualcuno ha anche proposto Lucia Fronza Crepaz, fresca neo-iscritta al Pd proprio alla vigilia delle primarie. Il segretario di Trento Scalfi ha addirittura proposto che la terza sia composta di sole donne, nel qual caso la lista di candidate si allungherebbe a nomi come Laura Froner o Aida Ruffini.
Le prossime saranno ore decisive per trovare un equilibrio tra le anime del partito ma anche tra esperienza e rinnovamento. «Servono soprattutto persone che lavorino in sintonia - avverte Rudari - ricordiamoci che dovranno rappresentare il Pd al tavolo della coalizione». Intanto il Pd cittadino nel suo documento chiede che il partito individui al più presto un responsabile dell’organizzazione e uno della comunicazione, che vengano rimessi al centro i circoli e che nella composizione della lista per le provinciali si dia ascolto ai territori.
©RIPRODUZIONE RISERVATA