Patt e Cantiere: 4 poltrone per 2
Saloni della “cosa” dellaiana: «Ci spetta anche il vice» Stanchina del Patt: «L’agnello sacrificale lo facciano loro»
TRENTO. Due a testa. Il Patt e il Cantiere reclamano un egual numero di poltrone nella nuova giunta Andreatta. Con la differenza che i dellaiani si immaginano già seduti anche su quella del vicesindaco, mentre le stelle alpine si accontentano di due assessorati, meglio se di peso, rifiutando categoricamente di rinunciare ad uno di essi in cambio della presidenza del consiglio («semmai il sacrificio lo faccia il Cantiere - chiarisce Stanchina - che ha perso il 6% dei voti: noi li abbiamo più che raddoppiati»).
«Abbiamo dato pieno mandato al sindaco e siamo del tutto disponibili a seguire l’indirizzo che deciderà di assumere», premette Umberto Saloni, che del nuovo Cantiere civico democratico è il coordinatore. Ma subito precisa: «Certamente vogliamo essere rappresentati in maniera coerente al peso che il nostro partito ha assunto nella coalizione. Tutti i nostri eletti sono degni di svolgere un ruolo in giunta, non ne facciamo una questione di nomi. Il consenso è un'indicazione importante ma non l'unica. Ci aspettiamo che il vicesindaco sia assegnato a noi e anche un assessorato: gli equilibri sono questi».
Il primo interrogativo riguarda Paolo Biasioli, il vice uscente. «È la principale indicazione che sto attendendo dal sindaco. Da qui partiremo con il confronto. Attendiamo che Andreatta faccia il nome. Non è automatico che sia lo stesso. Anzi, si è preso del tempo proprio per poter portare al tavolo una griglia quasi definitiva». L’incontro è in programma per stasera o domani mattina.
Non ha una data di convocazione, invece, Roberto Stanchina, segretario cittadino del Patt e più votato il 10 maggio: «Dobbiamo ancora fare il primo incontro», spiega. «Ma il partito, con il risultato che ha fatto, dovrebbe avere due assessori». Lo schema similcalcistico è già chiaro nella mente del “ct Stanchina”: 3-2-2. «Tre al Pd, due al Cantiere e due al Patt. Va considerato che il sindaco sarebbe il quarto del Pd: in Provincia Ugo Rossi aveva fatto lo stesso ragionamento con Dallapiccola».
“Niet” alla presidenza del consiglio come alternativa compensativa. «Sarebbe uno scambio al ribasso per un partito che ha raddoppiato i voti, passando da 2.200 a 4.600. Per l'amor di Dio, il Cantiere è il secondo partito, ma semmai il sacrificio dovrebbe farlo lui che è calato del 6%. L'agnello sacrificale non dovremmo certo essere noi: lo dico da segretario cittadino».
Bocciata fermamente anche l’ipotesi di un assessorato esterno: «Non vorrei essere il sindaco, perché questa volta c’è un posto da assegnare in meno. Di donne elette però ne abbiamo già all’interno del consiglio: c'è una certa sfiducia verso la politica nei cittadini, se andiamo a cercare una figura esterna qualcuno si arrabbierà. Sarebbe una scelta denigrante».
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