storie di donne

Paola Tramontin, l’artista con motosega e scalpello

Martignano. Una carriera da insegnante, poi l'amore per il legno e la scultura. "Ma di arte non si vive, meno male che ho la pensione"


Daniele Peretti


TRENTO. Paola Tramontin da insegnante a scultrice del legno, passando per la pittura ed i mosaici. Un cammino artistico con tappe praticamente ogni decina di anni. Precedentemente studentessa e poi insegnante al Liceo Scientifico Da Vinci, una laurea in lingue ed un sogno mai realizzato: quello di frequentare una scuola ad indirizzo artistico. «Però appena ho potuto non ho perso l’occasione e per dieci anni durante l’insegnamento, ho studiato mosaici in pietra e vetro alla scuola di Ravenna. Prima davo soddisfazione alla mia voglia artistica dipingendo, ma non in stile tirolese, mobili grezzi che acquistavo nel mobilificio di famiglia. Insomma ho cercato di recuperare il tempo perso». Appartiene a quella fascia di artisti conosciuti, ma non affermati in senso assoluto che meglio hanno il polso della situazione.

Com’è oggi il mercato?

Fermo da due anni. Chi può spendere preferisce il quadro d’autore per tentare l’investimento ed a noi rimangono più complimenti che vendite .

Come si crea l’immagine di un artista?

Molto dipende dalla galleria alla quale ci si affida e quanto il gallerista creda in te. Con la mia ho fatto mostre a Roma, Milano e due internazionali a Parigi, sempre collettive. Poi c’è l’assurdo delle recensioni.

Cioè?

Se vuoi che un critico affermato recensisca le tue opere o visiti il tuo laboratorio ci vogliono almeno 12 mila euro, poi è vero che in alcuni casi quanto scrivono ti apre le porte del mercato, però si innesca una catena che non tutti possono permettersi.

Un'ulteriore conferma che di arte non si vive.

Esattamente. Fino a due anni ero molto più richiesta rispetto ad adesso, ma se non avessi avuto la pensione da insegnante avrei potuto fare ben poco. Poi ci vuole anche fortuna. Vuole che le racconti un episodio che spiega bene cosa voglio dire?

Prego, racconti.

Mostra internazionale a Parigi, arriva un giapponese che acquista una mia opera, che sarebbe stata la seconda che ho mandato in Giappone, e se ne va felice. Il giorno dopo torna perché verificando le misure del bagaglio a mano, la mia scultura era più lunga di 5 centimetri e quindi non poteva essere trasportata. Cosa vuole che facessi? L’ho presa indietro e la vendita è sfumata.

Il mosaico perché l’ha abbandonato?

Troppo difficile riuscire a programmare il laboratorio sulla base delle ore del lavoro a scuola. Un solo pomeriggio libero non era sufficiente.

La scultura come nasce?

A lezione nel laboratorio di Segonzano del Maestro Egidio Petri che prima di iniziare ad insegnarmi, ha subito tolto il romanticismo della mia idea.

Cos’è successo ?

Ero andata convinta di poter scolpire la pietra con un’idea romantica di martello e scalpello. Bene mi subito detto di cambiare prospettiva perché oggi la scultura è fatta con le macchine e lavorare la pietra avrebbe voluto dire polveroni immensi impossibili per un laboratorio casalingo e così mi sono dovuta orientare sulla motosega.

Vuol dire che il legno lo si scolpisce con la motosega?

Sì perché è così che si taglia la figura, dalla lastra di legno; poi si interviene di scalpello.”

Si è specializzata nei bassorilievi.

È la realizzazione che più mi aggrada. Prevalentemente sono figure femminili di spalle perché mi piace lasciare libero pensiero a chi osserva le opere su quello che potrebbe essere visto.

Che legno preferisce lavorare?

Il tiglio. Oltre ad essere più morbido e meno fibroso ha pochi nodi che hanno una particolarità: amano manifestarsi in punti critici della figura come testa e braccia.

In questo caso o genericamente quando si sbaglia, come si corregge un errore?

Il Maestro Petri amava scherzare dicendo che fino a quando c’è legno non si hanno problemi. L’accorgimento è quello di lavorare con degli spessori evitando il legno fine cosicché ci sia spazio per scolpire ancora.

Una volta realizzato il bassorilievo come lo finisce?

Coloro l’immagine con pastello in polvere o acquerello dei quali mi piace l’effetto di trasparenza colorata e questo è un perfezionamento che ho iniziato a fare in un secondo tempo, all’inizio non coloravo. Poi se l’immagine mi ispira, mi piace completarla con pietre semi preziose come lo sono quarzo e ametista.

Come definirebbe il suo stile?

Difficile dirlo perché non tutte le opere sono uguali agendo in modo istintivo ed in più i bassi rilievi sono opere ben poco comuni. Personalmente direi contemporaneo, i critici che hanno visto le mie opere le hanno definite iperrealistiche.

I cambiamenti periodici ha detto che sono dovuti al suo essere dei Gemelli, quindi oltre la scultura cosa ci sarà?

La necessità del cambiamento è propria del mio segno zodiacale, però non è detto che si debba cambiare per forza in modo radicale. Comunque mi sto avvicinando sempre più al tutto tondo ( tecnica scultorea che consiste nello scolpire una figura tridimensionale isolata nello spazio e che non presenta alcun piano di fondo; le sculture così realizzate sono chiamate rilievi totali o semplicemente sculture a tutto tondo), ma spesso torno a disegnare.

Quando vende un’opera cosa prova a livello emotivo?

Soddisfazione perché penso che l’idea del bello sia condivisa con un’altra persona e poi anche perché la mia opera andrà ad abbellire una casa magari a migliaia di chilometri di distanza. Non sono di quelle artiste che soffrono perché hanno la sensazione che se ne vada una parte di se stesse.

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