Panizza rilancia sul torrione: diventi «porta» di Trento

L’assessore ripropone il progetto di uno spazio espositivo sulle trasformazioni storiche: «Fu Crosina a tirarsi indietro»


di Luca Marognoli


TRENTO. Una “porta” della città sotto forma di spazio espositivo, come il Sass, che illustrasse la trasformazione storica e urbanistica nel corso dei decenni, attingendo a risorse dell’Archivio fotografico, e al tempo stesso fungesse da vetrina sulle specialità del nostro territorio. Questa era la proposta di Franco Panizza per il torrione di piazza Fiera.

Lo era e rimane tale - rilancia l’assessore provinciale alla cultura - che non condivide la ricostruzione della trattativa tra Piazza Dante, Museo storico e Crosina Sartori fatta dal presidente della fondazione Claudio Tasini. Quest’ultimo, parlando con il Trentino, aveva manifestato il suo rammarico per una progetto che considerava il migliore tra le soluzioni ipotizzate (scartata quella degli appartamenti si è ora optato per il garnì) ma che riteneva ormai naufragato, «senza voler attribuire responsabilità a nessuno», e limitandosi a dire che «qualcosa si era inceppato» e alla fine non se n’era fatto nulla.

Panizza racconta la sua versione dei fatti, partendo dall’epilogo: «Mi chiamò un membro del consiglio della Crosina, lo stesso che mi aveva contattato all’inizio proponendomi la destinazione pubblica dell’immobile, per dirmi che purtroppo il cda aveva cambiato idea e aveva assunto un altro orientamento. Era rincrescito...». L’assessore dice di essere rimasto spiazzato, perché la soluzione alla quale si stava lavorando assieme agli altri due partner era, a suo avviso, ottima. «Ero andato a prendere visione del fabbricato e con Ferrandi avevamo ventilato la possibilità di usare la torre per ricavarvi uno spazio funzionale alla promozione della città, anche grazie alla sua vicinanza con i mercatini». L’Apt, continua il titolare provinciale della cultura, «era entusiasta»: non si sarebbe trattato di un museo in senso stretto, ma di «uno spazio espositivo con mostre nello stile del Museo storico, come sull'alluvione o altri eventi, allestibili con la collaborazione dell'Archivio fotografico. Pensavamo di mettere a fuoco le modificazioni della città nella storia e nella cultura: una specie di porta su Trento, in uno spazio sicuramente strategico, essendo le gallerie di Piedicastello lontane dal centro, e per di più in un luogo bellissimo». In questa particolare vetrina ci sarebbe anche stato posto anche per le eccellenze trentine, «promuovendo l'artigianato artistico e i prodotti locali. E al piano terra sarebbe potuta andarci una bella pasticceria, come a Vienna».

L’assessore nega che da parte della Provincia vi fossero risorse. «Eravamo aperti a ogni soluzione, purché non si facessero appartamenti. Si era anche riflettuto con la fondazione: diteci qual è il ricavo degli affitti, che mettiamo il corrispettivo per un uso culturale. Per noi 20-30 mila euro non sarebbe stata una grande cifra». Panizza però non ha intenzione di polemizzare. Anzi, dichiara di non avere affatto archiviato il progetto: «Siamo ancora disponibili a portarlo avanti».

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