Panizza: «La sinistra? È molto contenta di avere noi del Patt» 

Il segretario autonomista corre per il collegio del Senato in città: «Il Pd si sente rassicurato, visti anche i sondaggi altrove»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Alla fine della bicchierata gli ha chiesto anche di farsi un selfie assieme: «Sì, il gestore del bar dove il Pd ieri ha organizzato il rinfresco per Mariachiara Franzoia e per me. Una persona che è un attivista storico del partito di Mauro Gilmozzi ma che, alla fine della chiacchierata organizzata nel suo locale per un gruppo di elettori, ha apprezzato anche le risposte che ho dato io». A Franco Panizza, segretario del Patt, candidato al senato del centrosinistra per la città (e parlamentare uscente) c’è chi rinfaccia di non poter rappresentare la sinistra.

Panizza, a quest’osservazione, al giro di boa della campagna elettorale, lei come risponde?

«La nostra coalizione, rispetto al centrosinistra nazionale, qui ha una ricchezza in più, quella di essere più ampia. Anche grazie alla nostra presenza, a quella degli autonomisti, che si affianca all’anima classica della sinistra. E vi posso assicurare che il clima, i rapporti tra il Pd e noi, sono molto buoni. Si respira anzi una bella aria di fiducia, quella di poter fare un risultato importante, a confronto delle difficoltà che ci sono nel resto d’Italia. Lo dicono tutti i sondaggi. Qui il Pd è contento di questa “felice anomalia” e, quando siamo stati a Roma, il mese scorso, a parlare con il segretario dei Dem, Matteo Renzi, si è respirato un clima ultrapositivo».

Insomma la sinistra non ha problemi sul fatto che il capoluogo, al Senato, sia rappresentato da un autonomista?

«Percepisco da tutti, in città e nelle valli, la soddisfazione per un Pd che sa dialogare con un’anima territoriale come la nostra, legata all’autonomia. In qualche modo si sentono rassicurati, rispetto al panorama nazionale verso il quale siamo in controtendenza, per questo legame particolare al territorio. Tutti i cittadini trentini, aldilà degli schieramenti, sentono forte il tema dell’autonomia. In particolare in questo momento, in cui la specialità è guardata altrove con sospetto, è molto importante mantenere forte il rapporto con Bolzano».

La delegazione parlamentare che verrà selezionata da queste elezioni è attesa, una volta di più, da molto lavoro.

«Sì, certo. Ma le sorti della nostra autonomia si giocano anche a Trento e a Bolzano: a Roma possiamo sì essere molto bravi ma, per quanto riguarda il Senato, siamo in sette, su 315. Non è che si possano fare miracoli».

All’orizzonte, se ne parla molto in questa campagna elettorale, c’è anche una norma d’attuazione che ci dia maggiori competenze sulla polizia locale...

«Sì, dovremo occuparcene. Una polizia locale che si possa occupare di ordine pubblico e che abbia anche una formazione in quest’ottica. E che si possa integrare con la polizia di Stato per la repressione della microcriminalità».

Ecco, altro tema centrale. Il senso di insicurezza che si respira tra la gente, vero o percepito che sia.

«Dovuto in gran parte proprio alla microcriminalità diffusa. La si può debellare con il presidio, con dei controlli ancora maggiori. Parlo di integrazione perché le forze dell’ordine nazionali, ad oggi, non posseggono uomini e mezzi per attuarli».

Un’ integrazione, quella tra Trento e Roma, che dovrà essere forte ma che non è semplicissima da mettere in pratica.

«A Roma noi abbiamo due compiti principali. Il primo: tutelare ed ampliare le nostre competenze. Nella pratica molte disposizioni nazionali in Trentino non si applicano. Ecco perché si mette sempre la dizione “fatte salve le competenze». E questo è il primo punto».

Ma vi è anche un aspetto diverso?

«Sì, ci sono delle norme che hanno effetto anche da noi e rispetto alle quali bisogna essere sicuri che non vadano a peggiorare il nostro sistema».

Ci fa degli esempi?

«Penso alla norma sul caporalato. O quelle sulla “terra dei fuochi”. Abbiamo dovuto inserire una serie di limitazioni: quando si è scritto il testo sulla “terra dei fuochi” si pensa ad un territorio dove bruciano di tutto ma non è che qui si brucino i copertoni o le suole delle scarpe. Per fortuna qui non ci sono nemmeno campi piene di tende di extracomunitari da sfruttare».













Scuola & Ricerca

In primo piano