Padre Zanotelli scende in piazza «Non esiste guerra giusta»
Il padre comboniano, nato 84 anni fa a Livo, domani sarà a Roma per chiedere il “cessate il fuoco” ad entrambi i fronti
TRENTO. Al telefono si nota subito uno strano contrasto tra la sua voce mite e le sue parole. Gravi e prive di tentennamenti. «Siamo sull’orlo del precipizio. Tutte le strade possibili per evitare la catastrofe, abbiamo il dovere di percorrerle».
E insomma, non c’è niente da fare. A 84 anni suonati e dopo una vita passata sulle barricate, è ancora lui, Alex Zanotelli, padre comboniano, il pacifista più combattivo di tutti.
«Questa è una guerra totalmente nuova. L’unico precedente è la crisi di Cuba del 1962. Oggi, a sessant’anni di distanza, l’umanità rischia di nuovo l’auto-distruzione».
Per gridare e ribadire questa cosa all’Italia e a tutto il mondo, domani mattina padre Alex lascerà il mini-locale dove vive a Napoli - tre stanzette una sopra l’altra, 6 metri quadri, sotto il campanile della basilica di S. Maria, rione Sanità – e salirà a Roma. In programma, c’è la grande manifestazione per chiedere la fine della guerra in Ucraina. «Chiediamo all’Onu di organizzare una grande Conferenza per la Pace. E che tutte le grandi potenze rinuncino alle armi nucleari». Lui si dice pronto. «Ci vado con grande entusiasmo».
In fondo, ha fatto così per tutta la vita, quest’uomo, uno dei più celebri trentini viventi. Nato alla fine di agosto del 1938 a Livo, alta Val di Non, un paese dove tutti si chiamano Zanotelli. Primo di sette figli. In seminario a undici anni, laurea in teologia a Cincinnati, specializzazione alla Sorbona. Anni da missionario in Sudan, nelle baraccopoli di Nairobi, nei quartieri difficili di Napoli. Da direttore di Nigrizia, la rivista dei Comboniani, tirò fuori uno scandalo dopo l’altro, denunciò le magagne della cooperazione italiana in Africa (fame, armi, ambiente). «Fui cacciato dal Vaticano, su pressione di Craxi e Andreotti». Riuscì a litigare sia con Giovanni Spadolini, laico, che con Flaminio Piccoli, Dc. Ha manifestato contro gli inceneritori, contro la base americana a Vicenza, con i No Global, contro la privatizzazione dell’acqua, è intervenuto ai primi comizi di Beppe Grillo. Gli ammiratori vedono in lui una specie di santo, i detrattori un pericoloso bolscevico travestito da prete.
Di sicuro, comunque la si pensi, quello che nessuno può negare è l’attualità delle parole di questo anziano religioso trentino. E che la manifestazione in programma domani a Roma sarà un evento di quelli da segnarsi in agenda. Vi hanno aderito oltre 600 associazioni, tra cui Acli, Arci, Anpi, Cgil, Cisl e Uil, Fiom, Agesci, Azione Cattolica, Comunità di Sant’Egidio, Comunione e Liberazione, Comitato promotore della Marcia Perugia-Assisi, Legambiente, Greenpeace, Altromercato, Oxfam,Fridays for Future, le Sardine, Libera, Emergency, Mediterranea, la rivista Nigrizia, il Wwf. Ci perdonerete se abbiamo dimenticato qualcuno. Saranno in piazza, senza bandiere di partito, anche il Pd e il Movimento 5 Stelle. L’assembramento è previsto per mezzogiorno in piazza della Repubblica, vicino alla stazione Termini.
Il corteo partirà alle 13, arriverà fino a San Giovanni in Laterano. La piazza del Primo Maggio, la piazza dei funerali di Berlinguer. La stessa piazza che secondo i retroscena il trio Meloni-Salvini-Berlusconi avrebbe voluto per la manifestazione congiunta del centrodestra tre giorni prima delle elezioni, ma a cui rinunciò per paura di non riuscire a riempirla.
Padre Alex, vi aspettate tanta gente?
«Sono ottimista. Sarebbe bello ne uscisse fuori un grande movimento popolare. Come nel 2003, durante la guerra in Iraq. Il New York Times definì i pacifisti di tutto il mondo “la terza potenza mondiale”».
Cosa risponde a chi dice che i pacifisti in Italia sono in realtà solo anti-americani? Che scendono in piazza solo quando sono coinvolti gli Stati Uniti? Che ad altre armi e ad altre armate sono insensibili?
«Mamma mia. Assolutamente no. Per i credenti la pace è un dovere morale. La nostra posizione viene da quel Gesù di Nazareth che non ha fatto il gioco del suo popolo, non si è messo alla testa delle truppe per scacciare gli occupanti Romani, che piuttosto che uccidere si è fatto uccidere. Fu lui il primo non-violento della Storia, Gandhi lo ha solo seguito. Quindi, chi dice queste cose la smetta, perché non capisce niente».
Cosa risponde a chi dice che bisognerebbe manifestare non contro la guerra, ma in sostegno all’Ucraina? Che se Putin aggredisce uno Stato confinante noi non possiamo stare a guardare?
«Con il potere enorme che l’uomo ha dato alla guerra, non è più possibile parlare di guerra giusta. Papa Francesco l’ha scritto nell’enciclica Fratelli tutti: nell’era nucleare una guerra giusta non può più esistere. Del resto, questa teoria della guerra giusta l’ha inventata Sant’Agostino e per secoli noi cristiani siamo andati avanti a uccidere e massacrare. Mentre il Vangelo è talmente chiaro: “Ama i tuoi nemici”. Non bisogna aggiungere altro».
In questi giorni i cattolici ricordano i morti. Ci parla di suo padre? È vero i fascisti per poco non lo ammazzarono?
«Si chiamava Alessandro, come me. Falegname. Sotto il fascismo perse il lavoro, si era rifiutato di aderire al partito. Una volta, durante una protesta in piazza, gli squadristi spararono. Un proiettile gli attraversò la bocca da parte a parte e gli si conficcò in un braccio. Se la cavò. Ma per tutta la vita, gli rimasero addosso delle schegge e non volle mai farsele togliere. Mi diceva: “Vedi Sandrino, io posso camminare per le vie di questo paesino a testa alta. Perché non l’ho mai abbassata davanti a nessuno”».
E sua madre? Non aveva paura?
«Ne aveva molta. Ma è sempre stata molto rispettosa nei confronti delle scelte di mio padre. Aveva la mentalità di una contadina. Non è mai riuscita ad uscire dal suo mondo culturale umile, chiuso. Si chiamava Antonietta, la mamma. Le devo moltissimo».
Non pensa che la sua carriera, chiamiamola così, sia frutto di questa storia?
«Ho sempre ammirato la fierezza di papà. Certamente ha influito su di me. Non ci sono dubbi. Ma le mie scelte le ho sempre fatte con la mia testa, partendo da un’altra prospettiva…».
Cosa pensa il figlio di un antifascista del nuovo governo?
«La storia di mio padre non c’entra. Ma posso dire questo: Salvini e Meloni rappresentano il suprematismo bianco, come Trump in America, come Bolsonaro in Brasile. Mi meraviglio che gli italiani siano andati a votarli. Ma ognuno ha la sua coscienza, e con essa farà i conti».