Padre violenta la figlia di 5 anni condannato a 7 anni e mezzo
Il caso in appello. La piccola, all’improvviso, aveva detto alla mamma che non voleva più passare del tempo con il papà. Quindi la denuncia, gli esami ginecologici e le perizie
Trento. «Non voglio più andare dal papà». Poche parole che hanno gelato il sangue alla mamma di una bambina di cinque anni che era riuscita finalmente a dire quello che la tormentava. Che con il papà non ci voleva stare perché quello che lui le faceva e quello che la costringeva a fare non le piaceva, la metteva a disagio, la faceva star male. Poche parole che hanno portato in un incubo la donna perché ha intuito subito che quello non era un capriccio, la reazione ad un litigio. Ma c’era qualcosa di terribile, c’erano degli episodi di violenza sessuale come ha poi certificato una visita ginecologica. La scoperta, la denuncia, la condanna in primo grado e ieri la conferma in appello. Una condanna a sette anni e mezzo e al risarcimento a favore della figlia di 120 mila euro.
I fatti risalgono al 2015 quando l’uomo aveva ricominciato a frequentare la figlia piccola. Lui e la mamma si era separati da tempo, si erano ricostruiti una vita separatamente e poi, ritrovando anche un’armonia, era ricominciati anche gli incontri del papà con la piccola. All’inizio tutto sembrava andare per il meglio per tutti. A partire dalla piccola che aveva ritrovato una serenità e una quotidianità nei rapporti con il padre. Poi, dopo qualche mese, la frase che ha fatto partire il procedimento penale: «Non voglio più andare dal papà». E racconta di diversi episodi in cui era l’uomo (colui che l’avrebbe dovuta proteggere da tutto e da tutti) che la toccava nelle parti intime e altri in cui era lei che doveva toccare lui mentre si lavava. Ma il padre, davanti all’accusa della madre, reagisce con veemenza: si inventa tutto, non ho fatto nulla di quello che lei racconta. La donna però vuole capire, vuole sapere per quanto tutto questo sia doloroso. Si rivolge ad uno psicologo e quello che l’esperto riferisce toglie ogni dubbio: quello che la piccola dice, ed anche molto di più, è drammaticamente vero. La visita ginecologica conferma. Il sangue gela: violenza sessuale. La memoria del piccolo corpo è evidente. La denuncia, l’incidente probatorio. Ci sono i periti che arrivano a conclusioni diverse fra loro e quindi al dibattimento. Dove lui, il padre, continua a dichiararsi innocente. Ma per i giudici quello che la piccola racconta è successo. E arriva la condanna: sette anni e mezzo, revocata la potestà genitoriale, interdizione perpetua dai pubblici uffici, divieto di lavorare in contesti che prevedano la presenza di bambini. Il risarcimento dei danni è di 120 mila euro. Sentenza confermata ieri anche dai giudici dell’appello.