Pacher, il ritorno divide la coalizione e imbarazza il Pd

Patt e Verdi: «Partecipi alle primarie». Ma lui dice no Per convincere il governatore si è mosso anche Letta


di Chiara Bert


TRENTO. «C’è un fatto nuovo», ha esordito ieri pomeriggio il segretario del Pd Michele Nicolettiaprendo il vertice del centrosinistra autonomista, «Alberto Pacher, che fin qui si è sempre detto indisponibile ad essere il candidato presidente della coalizione, avrebbe lasciato trapelare una qualche disponibilità maggiore che in passato nel caso fosse di aiuto alla coalizione e se la sua disponibilità fosse accolta in modo unitario e unificante». L’annuncio del possibile ritorno in campo di Pacher (Trentino di ieri, ndr) è piombato come un carico da novanta al tavolo di una coalizione palesemente in affanno sulla scelta del candidato presidente per le elezioni provinciali di ottobre.

Ma se la disponibilità di Pacher è condizionata al fatto di essere elemento aggregante per tutte le forze politiche di maggioranza, al vertice di ieri questa unità non è emersa. E chi pensava di uscire dall’incontro con un «patto blindato» sul nome del presidente reggente, è costretto a rivedere i propri piani e attendere le prossime mosse.

Due sono le posizioni espresse ieri. Quella dell’Upt - presente in forze con il segretario Flavia Fontana, il capogruppo Giorgio Lunelli e il senatore Vittorio Fravezzi - che di fronte alla novità comunicata da Nicoletti si è detta pronta ad accogliere subito la disponibilità di Pacher, «un atto di responsabilità - incalza Fravezzi - per quanto oggi lui rappresenta per il progetto del centrosinistra autonomista, un nome con un forte profilo unitario attorno al quale si può registrare un’amplissima convergenza». Sulla stessa linea l’Idv con Smeraglia, la Ual di Chiocchetti, La Stella con Pancheri e Mario Magnani, new entry ieri al tavolo di coalizione come rappresentante dell’associazione La Comunità. Sì a Pacher anche da Alessandro Pietracci (Psi) se il suo può essere il nome unificante.

Dall’altra ci sono Patt e Verdi. Il Patt - che domani terrà a Vezzano l’assemblea programmatica e punta sulla candidatura dell’assessore Ugo Rossi - è tornato a confermato con forza la propria richiesta: «Si facciano primarie di coalizione anche con Pacher», ha detto il segretario Franco Panizza, «perché è bene che ci sia un confronto aperto di fronte ai cittadini». Anche perché, ha aggiunto Panizza informando i partecipanti di un succoso retroscena, «Pacher più che aver dato la sua disponibilità è stato costretto a questo passo, tanto che ho saputo che per convincerlo a candidarsi si è mosso perfino Enrico Letta». Una telefonata, quella del premier, dietro alla quale c’è lo zampino di Lorenzo Dellai, vero artefice dell’operazione insieme a Giorgio Tonini.

Anche i Verdi, con Marco Boato, hanno chiesto le primarie: «Dopo 7 mesi di critiche e di perplessità politiche espresse da Pacher, è bene che ci sia una legittimazione popolare, è il percorso più trasparente». Ma alla domanda se Pacher sia disponibile a partecipare a primarie di coalizione, i vertici del Pd hanno escluso questa possibilità.

E qui si arriva alla posizione più complessa, quella del Pd. All’incontro di ieri è emerso un evidente imbarazzo del segretario Michele Nicoletti (da sempre strenuo sostenitore delle primarie e non ascrivibile tra i sostenitori di Pacher) e del presidente Roberto Pinter, che invece in questi giorni ha lavorato per sostenere la candidatura del presidente reggente. I dirigenti democratici ieri hanno mostrato una grande cautela e di fatto hanno evitato di prendere posizioni nette. La difficoltà, in casa Pd, è presto detta: Pacher è il principale esponente del partito e il partito non vuole che sia l’Upt a mettere il cappello su una sua eventuale candidatura, ma al tempo stesso Nicoletti e Pinter sanno benissimo che il partito non è compatto sul nome del presidente. Che difficilmente passerebbe in assemblea (convocata lunedì sera) se non fosse presentato come il candidato unitario su cui l’intera coalizione è pronta a convergere. E non si tratta più solo di domare il fronte interno di chi chiede una discontinuità e da mesi invoca le primarie, Luca Zeni ma soprattutto Donata Borgonovo Re, che ieri ha subito attaccato un accordo «di chi ha paura di rompere equilibri di potere». Si tratta anche delle aspettative che un altro esponente di primo piano del Pd, l’assessore all’industria Alessandro Olivi, aveva coltivato nelle ultime settimane, preso atto del no di Pacher (vedi articolo a fianco, ndr). Aspettative che potrebbero infrangersi di fronte all’improvviso ritorno in campo del presidente. E c’è anche un altro assessore, Ugo Rossi, rimasto del tutto spiazzato dal cambio di rotta, che ieri ha chiesto spiegazioni direttamente a Pacher chiedendo chiarezza.

I partiti di maggioranza si rivedranno all’inizio della prossima settimana. Il percorso dei prossimi giorni è tutt’altro che chiaro e definito. Ieri Aldo Pompermaier (Verdi) ha chiesto che si organizzi un incontro della coalizione con Pacher. D’accordo Nicoletti: «Il candidato viene qui con noi e si assume le sue responsabilità».

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