Pacco sospetto alla Scania: epatite B
Decine di fiale sono arrivate al magazzino: era solo una coltura
TRENTO. Una scatola di cartone con decine di fialette, alcune delle quali rotte. E una carta dove era scritto «Epatite B». L’allarme è scattato ieri mattina alle 10.30 allo stabilimento Scania di Spini di Gardolo dove sono arrivati i carabinieri ma soprattutto il nucleo nbcr (gli uomini preparati per affrontare gli allarmi nucleari, batteriologici, chimici e radioattivi) che hanno preso in consegna le fiale per analizzarle. Dopo qualche ora il cessato allarme: si trattava solo di una coltura innocua.
«Abbiamo anche scherzato sul pacco consigliando a due colleghi calvi di provare le fialette. Magari fanno ricrescere i capelli». A raccontare l’aneddoto è Giuseppe Perrotta, il responsabile dell’officina e del post vendita della Scania e, sopratutto, uomo che aveva toccato le fiale. La storia di questo pacco inizia poco dopo le 10 quando la scatola di cartone viene consegnata da un corriere della Dhl allo stabilimento Scania. Arriva da Bruxelles. «Noi ricaviamo ogni giorno pacchi dal Belgio - spiegava ancora Perrotta - perché la casa madre è lassù e da là arrivano i pezzi di ricambio».
La cosa inusuale era il contenuto del pacco non era composto da cilindri o pistoni ma da decine di fialette, alcune rotte. Sulla carta d’accompagnamento fra centinaia di altre parole spiccava la scritta «Epatite B» e per questo è stato dato l’allarme ai vigili del fuoco e ai carabinieri. Dei pompieri a Spini è arrivato il nucleo nbcr assieme ai colleghi volontari di Gardolo. Il materiale è stato prelevato e quindi sottoposto ad una verifica. Dopo un paio d’ore il giallo è stato risolto. Nelle fiale non c’era il virus dell’epatite ma semplicemente il cosiddetto terreno di coltura, materiale utilizzato dai laboratori per analizzare batteri, germi e altri microrganismi.
Il tutto era stato spedito da una ditta americana con una sede anche a Bruxelles, al O.P., e diretta ad un’azienda turca. Come sia stato possibile che il pacco si sia fermato a Trento, lo stanno cercando di verificare i carabinieri. L’ipotesi più probabile è che all’origine di tutto ci sia stato un semplice errore per cui l’etichetta con l’indirizzo della Scania è finita sul pacco con le fialette. Questo significherebbe anche che in Turchia sono arrivati dei pezzi di ricambio che erano stati ordinati da Trento.
L’arrivo del pacco misterioso ha creato apprensione all’interno dello stabilimento. Tutti hanno smesso per qualche minuto di lavorare ma anche dopo la presenza dei vigili del fuoco e dei carabinieri ha creato quella dose di trambusto che ha distratto più di un dipendente. Perrotta dal canto suo, anche via cellulare cercava di tranquillizzare tutti e di fare qualche battuta per rasserenare il clima ma solo quando è arrivata la comunicazione del cessato allarme la situazione è tornata alla normalità e anche i furgoni speciali per le emergenze nucleari, chimiche, batteriologiche e radioattive hanno fatto ritorno in caserma.