il caso

Rispunta la seconda metà di una terracotta di Donatello: a trovarla un assegnista all’università di Trento

La prima fu rubata e sparì per sempre. L’opera raffigura il funerale della Vergine



TRENTO. I rilievi in terracotta per gli scultori del Rinascimento erano quello che i disegni rappresentavano per i pittori: una riflessione, uno studio, spesso una preparazione all'opera. Ma quando gli autori sono grandi maestri come nel caso di Donatello lo stesso 'bozzetto' ha un grande valore, specie se rispunta dal nulla. Ancora di più se è la metà di un altro manufatto ritrovato e rubato nei primi vent'anni del secolo, a Ferrara. E' quello che è successo quando il ricercatore Marco Scansani, 32 anni, assegnista di ricerca dell'Università di Trento, impegnato nel progetto di mappatura delle terrecotte quattro-cinquecentesche in area padana, ha trovato la metà mancante di un'opera di Donatello in una collezione privata. Tutto inizia nel 1916 "quando nei lavori di ristrutturazione della chiesa di Santo Stefano fu rinvenuto metà di un rilievo in terracotta che gli studiosi attribuirono a Donatello e che fu donato al museo di Schifanoia a Ferrara" spiega Scansani all'Ansa.

Appena 5 anni dopo il pezzo fu rubato e sparì per sempre: "All'inizio di quest'anno io che mi occupo di scultura rinascimentale in terracotta, nell'ambito del progetto Crete finanziato dal Pnrr in una collezione privata di Ferrara ho trovato la metà mancante dell'opera andata perduta e il cui insieme - afferma ancora lo studioso - raffigura il funerale della Vergine: il pezzo ritrovato mostra la seconda metà dell'opera del maestro". Non solo. "Nella stessa collezione sono presenti altre due terrecotte ritrovate da un avo dell'attuale proprietario in un pozzo di una casa privata: rappresentano due evangelisti e anche in questo caso si possono attribuire a Donatello".

La datazione dell'opera è nel 1450: "Appare molto probabile perché l'artista è documentato a Ferrara in quell'anno. Di certo - osserva Scansani - non sappiamo quale fosse la destinazione finale di questi lavori: sono bozzetti, piccole prove di studio per opere più importanti e nonostante questi fossero una tipologia diffusa nelle botteghe rinascimentali a noi ne sono arrivati pochissimi". Di qui il grande interesse per il ritrovamento che è stato al centro di un articolo pubblicato dalla rivista specializzata The Burlington Magazine. "Non sappiamo a cosa fosse diretto lo studio preparatorio, sappiamo che Donatello lavorava abbastanza di frequente per opere mai portate a termine. Era abbastanza avvezzo a accettare commissioni e non portarle a compimento: del resto era una vera star in quel momento storico, tutti lo volevano dai Gonzaga agli Este. Lui andava dal migliore offerente ma si disamorava delle commissioni , per esempio sappiamo che avrebbe dovuto realizzare nello stesso anno l'arca di sant'Anselmo per il duomo di Mantova ma l'opera non vide mai la luce".













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