Overdose sul treno, muore a 23 anni

Marco Crovetti trovato accovacciato nei bagni di uno scompartimento a Bolzano



ROVERETO. Quando l'addetto alle pulizie lo ha trovato, raggomitolato nel bagno di uno scompartimento, Marco Crovetti era morto da parecchie ore. Il treno arrivato da Bologna era fermo a Bolzano sul binario 6 e mancava poco alle 2 del mattino. Il laccio emostatico ancora al braccio, la siringa in mano. Marco, originario di Napoli, aveva 23 anni e da tre viveva a Rovereto, dove frequentava la facoltà di Scienze cognitive.

La causa della morte, per gli inquirenti della polizia ferroviaria, è in apparenza overdose di eroina, ma saranno gli esami tossicologici a stabilirlo con sicurezza. Marco, con ogni probabilità, c'era ricascato. Tre anni fa si era rivolto a un centro specializzato ed era uscito dal tunnel, dopo un periodo di pesante tossicodipendenza. Un lato della propria vita che aveva nascosto a tutti, a Rovereto, dove si era ricostruito una vita piena di speranze, superando gli esami di scienze cognitive e dove si era inserito benissimo, facendosi molti amici che lo apprezzavano per il carattere aperto e solare.

Viveva in corso Rosmini, dove condivideva un appartamento con altri studenti. Lunedì alle 20.10 aveva preso a Bologna il regionale che doveva riportarlo a Rovereto. Ma il treno su cui viaggiava lo ha trasportato senza vita fino a Bolzano. Il treno è rimasto sul binario 6 dalle 23.30 fino all'1.20, quando l'addetto alle pulizie, non riuscendo ad aprire la porta del bagno chiusa dall'interno, ha estratto la chiave in dotazione e ha spinto la porta. Appena intravvisto il corpo del ragazzo, con un paio di jeans corti e una maglietta a righe, è scappato sconvolto. Raggiunto l'ufficio della Polfer ha chiamato aiuto. Ma gli agenti, il personale della Croce bianca e il medico, arrivati nello scompartimento, non hanno potuto fare altro che constatare il decesso.

Marco Crovetti, nato a Napoli nel 1988, era cresciuto ad Alba Adriatica in Abruzzo, dove tuttora vivono i suoi genitori. Dopo le vacanze estive, era rientrato a Rovereto per l'inizio dei corsi. L'anno prossimo, se tutto fosse andato per il meglio, si sarebbe laureato in scienze cognitive. Lo scorso fine settimana era tornato in Abruzzo per una visita a mamma e papà, i quali non si aspettavano certo che sarebbe stata l'ultima volta che lo vedevano vivo. A Rovereto, agli amici, aveva detto che sarebbe andato a Bologna per una festa. Forse proprio nel capoluogo felsineo ha acquistato la droga che lo ha ucciso.

Addosso, oltre alla siringa restatagli in mano, c'era un altro involucro contenente una sostanza che è stata già inviata in laboratorio per le analisi. Le ipotesi sul decesso sono due: una partita di droga tagliata male, oppure un sovradosaggio dovuto al fatto che Marco si sarebbe basato sui quantitativi a cui era abituato negli anni di dipendenza. Cioè quando aveva una tolleranza maggiore all'eroina. La notizia della tragica scomparsa ha fatto il giro della città. «Era allegro e solare, non certo il tipo depresso» racconta una ragazza con le lacrime agli occhi. «Dell'eroina non sapevamo nulla» aggiunge.













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