Ospedali di valle, il giorno della verità

Dopo lo scontro infuocato delle ultime settimane, oggi l’assessora Borgonovo Re porta in giunta la sua proposta


di Chiara Bert


TRENTO. Dopo le polemiche a più livelli delle scorse settimane, tra periferia e centro e dentro l’esecutivo provinciale, arriva oggi sul tavolo della giunta il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera dell’assessora Donata Borgonovo Re. Questione caldissima, appunto, dopo il putiferio scatenatosi con alcune anticipazioni della stessa assessora sul futuro di alcuni punti nascita (chiusura di quello di Tione e quello di Cavalese definito sotto osservazione), le critiche mossegli da colleghi di giunta come Mauro Gilmozzi e la frenata imposta dal presidente Ugo Rossi: «Nessuna decisione è stata presa», aveva provato a chiudere il caso il governatore parlando a Tione. «Ne discuteremo insieme e affronteremo il problema con una visione provinciale, tenendo conto però delle peculiarità del territorio». Un mezzo stop dunque, alle paventate chiusure delle sale parto, che avevano scatenato la protesta delle valli, dalle Giudicarie alla val di Fiemme.

Il piano che Borgonovo Re porterà oggi in giunta non conterrà naturalmente solo le scelte relative ai punti nascita, ma quelle più vaste sulla mission di ciascun ospedale, i servizi che dovrà offrire alla comunità di riferimento e le specializzazioni su cui dovrà puntare: una riorganizzazione che dovrebbe partire entro fine anno. «Piste di lavoro», le ha chiamate l’assessore, con la segnalazione dei punti critici di ciascuna realtà su cui la Provincia dovrà prendere delle decisioni, non sempre facili sul piano della popolarità. Non solo: il piano avrà al suo interno anche degli aggiornamenti sul piano di miglioramento dell’Azienda sanitaria.

Già a gennaio, nella sua prima audizione davanti alla quarta commissione consiliare, l’assessora si era presa l’impegno ad arrivare ad una decisione sulla rete territoriale ospedaliera «in tempi ragionevoli», perché «la domanda più insistente che mi sento porre è “che fine farà il nostro ospedale?”». Al termine del suo tour degli ospedali trentini, e di un confronto con gli operatori e i cittadini su cui ha molto puntato come tratto distintivo del suo operare, Borgonovo Re ritiene di avere le idee chiare. Lo ha ripetuto più volte anche nel pieno della bufera che l’ha travolta dopo aver preannunciato la chiusura del punto nascite di Tione. Tenendo il punto anche in aula, due settimane fa: «La decisione di chiudere il punto nascita all'ospedale di Tione si basa su una scelta non di carattere economico, ma di appropriatezza e qualità del servizio per la madre partoriente e del nascituro». E le valutazioni saranno effettuate da società specializzate». Parole che avevano di nuovo fatto infuriare Rossi, prima che il nuovo scontro si chiudesse con un «pranzo riparatore» con l’assessora.

Sempre rispondendo in consiglio ad alcune interrogazioni, Borgonovo Re ha dato altre anticipazioni sulla nuova rete ospedaliera. Sui punti nascita ha spiegato che sarà avviato un nuovo modello di «percorso nascita» integrato tra ospedale e territorio: non si nascerà più in tutti gli ospedali di valle, ma in tutte le periferie ci sarà un accompagnamento della donna fino al momento del parto.

Più in generale, negli ospedali di valle sarà consolidato il cosiddetto week surgery in regime di degenza, con gestione settimanale dell’attività chirurgica su cinque giorni: gli interventi più impegnativi, che necessitano di ricovero, programmati nei primi giorni della settimana, quelli ambulatoriali il venerdì. Un nuovo modello organizzativo, dunque: gli interventi in urgenza progressivamente accentrati all’ospedale di Trento, la chirurgia programmata decentrata negli altri ospedali, a partire da Borgo Valsugana (dove si prevede di creare un centro di eccellenza), Tione e Cavalese (dov’è prevista la costruzione di un nuovo ospedale da 33 milioni di euro).

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