Opt di Calliano, la via del compromesso

L’azienda vuole riconvertirsi e vuole mettere in mobilità 17 operai. Provincia e sindacati vogliono evitare i licenziamenti


di Michele Stinghen


CALLIANO. La Opt non è in crisi, nè vuole andarsene da Calliano; cerca altre competenze per vendere all'estero, e per far questo intende mettere in mobilità 17 dipendenti. Provincia e sindacati ora cercheranno di convincere l'azienda a trovare un compromesso ed evitare di mettere subito sulla porta i lavoratori, attraverso gli ammortizzatori sociali. Qualche spiraglio c'è, anche se il ragionamento del direttore dell'azienda, Claudio Migliori, è piuttosto netto. I dirigenti (Migliori e la presidente, Cristina Cristofolini) ieri hanno avuto una giornata intensa, prima con l'assessore provinciale Olivi, e poi con i lavoratori. La Opt non vuole restare la stessa, e vuole cambiare: ha un progetto che guarda all'estero, e ha bisogno di altre competenze.

«É stata una scelta presa con la morte nel cuore - ha spiegato Migliori - su cui riflettevamo da ben due anni. L'azienda conta di aggredire di più i mercati internazionali, che già oggi producono il 30% del nostro fatturato. Non vogliamo spostarci di qua, ma se continuiamo a produrre come adesso, restiamo con le mani legate e allora sì rischiamo di trovarci in crisi fra qualche anno. Abbiamo un piano industriale che cambierà faccia all'azienda. Dobbiamo produrre di più, meglio, ma non facendo la stessa attività di lavorazione meccanica, dobbiamo riconvertirci con diverse modalità, diversi macchinari, diverse competenze». E quindi, diverse persone che, ammette Migliori, Opt sta già cercando.

«Vorremmo permetterci di non mettere in mobilità nessuno, ma l'azienda ha dei limiti. Non possiamo tarparci le ali limitandoci alle lavorazioni meccaniche. Se vogliamo investire, dobbiamo farlo con gli strumenti finanziari, e quindi assoggettandoci alle regole del resto del mondo». Mentre in Italia, ricorda il direttore, il mercato non permette alcuno sviluppo e non vi è innovazione: «Si continua con una politica dello struzzo, di cui continuiamo a pagare le conseguenze». L'assessore Olivi ha invece rivolto un appello al senso di responsabilità. «La Provincia è disponibile a mettere in atto tutti gli strumenti, anche attraverso l'Agenzia del lavoro, Trentino Sviluppo, per gestire la prima fase. Mobilità oggi significa creare nuovi poveri, il mercato oggi non riassorbe. Se si parla di innovazione, internazionalizzazione, noi ci siamo, e possiamo migliorare i collegamenti con la ricerca». Presentare un piano di rilancio accompagnandolo con la messa in mobilità di un terzo dei dipendenti pare quasi una contraddizione: «Quando si investe, il capitale umano è il primo elemento da considerare», sottolinea l'assessore. Olivi ha ottenuto la disponibilità da parte dell'azienda a discutere. Si apre ora una delicata trattativa, in cui parti sociali e istituzioni cercheranno una via alternativa ai licenziamenti.

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