Opere comunali, 230 milioni di debito

È quanto Cassa del Trentino potrà contrarre nel 2015 per gli investimenti. Ma i Comuni lanciano l’allarme liquidità


di Chiara Bert


TRENTO. Mentre la Provincia autorizza il proprio braccio finanziario, Cassa del Trentino, a contrarre 230 milioni di nuovo debito per finanziare gli investimenti dei Comuni previsti dal Fut (il fondo unico territoriale), i Comuni lanciano un allarme cassa: «Ci sono soldi che ci spettano ma a volte non arrivano e rischiamo di andare in sofferenza».

Debito a 1,4 miliardi. La delibera che individua il volume massimo di nuovo indebitamento per Provincia, enti locali e enti strumentali è stata presentata ieri dall’assessore agli enti locali Carlo Daldoss al Consiglio delle autonomie. La legge di contabilità provinciale ha previsto un tetto massimo del 9,7% del debito di tutto il settore pubblico provinciale in rapporto al Pil. Un limite che è stato portato all’8,6% dopo lo scorporo di Patrimonio del Trentino, che ai fini Istat non è più una Pubblica amministrazione. Sulla base del nuovo tetto, e delle stime del Pil provinciale, il volume complessivo dell’indebitamento previsto per il 2015 si aggira su 1,4 miliardi di euro (a cui si sommeranno circa 120 milioni di debito di Patrimonio spa, che non sarà comunque autorizzata a indebitarsi ulteriormente). Il debito che potrà essere contratto quest’anno dal comparto pubblico - Cassa del Trentino, Comuni e Università di Trento - ammonta a 260 milioni. L’ateneo ha già programmato 14 milioni, i debiti contratti autonomamente dai Comuni si aggirano sui 20 milioni, per cui il debito residuo a disposizione di Cassa del Trentino per far fronte al fabbisogno dei Comuni è di 230 milioni.

Addio a «Cassa2». Intanto la Provincia ufficializza l’addio a «Cassa2», pensata nel 2009 per affiancare Cassa del Trentino nel finanziamento dei Comuni. La giunta ha revocato l’impegno di 5 milioni previsto per costituire la società. «Sono cambiati i tempi - spiega l’assessore Daldoss - abbiamo riscontrato problemi di tipo giuridico, non era chiaro chi garantisse per Cassa 2, se tutto il sistema dei Comuni, solo i più grandi, e con quale rating. Ma soprattutto, nella logica di razionalizzazione che stiamo adottando, oggi più che aggiungere società è meglio toglierne».

Allarme liquidità. Ma a preoccupare i Comuni non è la fine di una cassa mai nata. Molto più serio il problema di cassa. «Per alcuni mesi dopo le scadenze dei pagamenti delle tasse non abbiamo problemi - spiega il sindaco di Trento Alessandro Andreatta - ma a maggio e a ottobre, nei mesi che precedono questi flussi in entrata, andiamo in sofferenza. Ci sono dei soldi che ci spettano, ma da Cassa del Trentino non arrivano». «Stiamo raccogliendo i dati sulla liquidità - spiega il presidente del Consiglio delle autonomie Paride Gianmoena - e abbiamo messo in agenda un confronto con Daldoss. Dobbiamo capire se ci sono margini di miglioramento sulla cessione degli spazi finanziari, per ragionare in termini di sistema, vedere quanto rimane complessivamente da spendere e redistribuirlo a chi è pronto a farlo».

Fondo di riserva di 7 milioni. Ammonta a 6-7 milioni il fondo di riserva per gli investimenti programmati che nel 2015, eccezionalmente, sarà messo a disposizione per i Comuni sotto i 10 mila abitanti (normalmente era sotto i 5 mila) per scuole, cimiteri e strade, con la possibilità quest’anno di utilizzare i finanziamenti anche per la manutenzione di edifici (anche privati) che creano problemi di incolumità pubblica (poi il Comune potrà rivalersi sui proprietari). Tetto massimo del finanziamento: 600 mila euro.













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