Olivi: avanti così e il Pd non vincerà mai

Il vicepresidente avverte la minoranza (basta autosufficienza) ma anche Zeni: «Fare i subalterni a volte è comodo»


i Chiara Bert


TRENTO. «Così non vinceremo mai». Il vicepresidente della Provincia Alessandro Olivi prende a prestito il grido di Nanni Moretti, Piazza Navona 2002, per mandare un messaggio al suo partito, il Pd, che ancora una volta è entrato in cortocircuito. Nel mirino della minoranza interna (Civico-Borgonovo Re-Plotegher) le scelte dell’assessore Luca Zeni sulla sanità.

Assessore Olivi, siamo alle solite, il Pd trentino di nuovo in tregua armata dopo lo scontro aperto.

Io rivedo un doppio rischio per il Pd, che non è solo di questi giorni ma viene da lontano, per un partito dove sono ancora deboli i legami comunitari.

Lei ha parlato di «integralismo identitario». A cosa e a chi si riferisce?

Non farò nomi ma c’è una parte del Pd che ha un approccio di autosufficienza e supremazia culturale, in cui la coalizione è sì importante ma non fondamentale. L’approccio di chi si sente depositario di un’idea di società più pura e può fare la morale agli altri. Chi pensa che a volte si potrebbe fare a meno del partito, e vede negativi i compromessi della politica.

Il presidente Rossi ha detto che chi non vuole governare può uscire dalla maggioranza.

In modo semplificatorio quest’area viene additata di essere come i 5 Stelle. Io penso sia una parte sana del Pd, ma difficilmente riuscirà a creare un consenso per diventare maggioranza nel Pd e nel centrosinistra.

Dalla giunta l’assessora “movimentista” è uscita ed è entrato un assessore considerato “filo governativo”. Va meglio?

Ho detto che vedo due rischi, il secondo è il conformismo istituzionale, di chi una volta arrivato al tavolo delle decisioni si accontenta di partecipare. Fare i secondi qualche volta è comodo.

Cosa suggerisce visto che anche lei è in giunta?

Stare nella giunta con lealtà verso la coalizione, ma avere la forza di proporre la propria impronta riformista e rischiare. Significa attrezzarsi per contendere la leadership.

Su quali temi?

Prima dei temi serve una precondizione: la coesione, uscire dalla logica di essere una somma di individui. La sensazione che abbiamo trasmesso in questi giorni è che se andassimo a governare, rispetto a un tema forte come la salute, non sappiamo trovare un approccio comune. Il partito è il luogo dove mediare le nostre differenze. Sulla sanità, su un fisco che sia innovativo e selettivo, sull’autonomia.

Finora non ci siete riusciti spesso...

Sulle scelte di fondo in questi due anni il Pd non ha mai fatto mancare il suo apporto leale. Chi ha votato contro il piano di riorganizzazione degli ospedali è stata l’Upt.

Perché ha chiesto di accelerare il congresso?

Non mi convince l’idea di dover pacificare gli animi prima di andare a congresso.

(Il vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini, intervenuto all’assemblea di lunedì, ha annunciato che le nuove regole a cui il Pd sta lavorando prevedono primarie aperte per il segretario nazionale e primarie tra i soli iscritti per i segretari regionali. Regole che saranno pronte per marzo-aprile. Il congresso si terrà a primavera).













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