sicurezza

«Oggi torno in gioielleria ma con una guardia fuori»

Giancarlo Tomasi riprende l’attività: «Necessario per ora avere un presidio che servirà anche ai colleghi vicini. Il campanello? Non aprirò più a tutti»


di Luca Marognoli


TRENTO. La gioielleria Tomasi riapre i battenti oggi. Dopo la rapina di martedì scorso l'attività del punto vendita del “Cantòn” tra via San Pietro e via San Marco riprende. E dietro il bancone ci sarà sempre lui, Giancarlo Tomasi, malmenato una settimana fa ma ora più ansioso che mai di riprendersi la sua vita e il suo lavoro.

Tomasi, con che spirito tornerà al lavoro?

Sto scavando dentro me stesso per trovare le forze che servono per riaffrontare la normalità, perché è quella che cerco: di rendere più normale possibile la mia vita e l'accoglienza che di solito riservo alle persone che entrano in negozio. Presterò qualche attenzione in più e avrò una guardia fuori dal negozio, ahimé, che in questo momento è necessaria.

Una scelta dissuasiva?

Sì, non potevo farne a meno, per essere un po' tranquilli. Dopo il primo episodio si è detto: per statistica non può risuccedere subito. In realtà sei giorni dopo c'è stato un tentativo da parte di 5 persone e a quel punto abbiamo detto: allora stiamo attenti. Adesso che è successa una cosa brutta non è che puoi aprire il negozio come nulla fosse. Quindi io prendo questo tipo di precauzione, che aiuterà tutti, perché la guardia ha un raggio d'azione abbastanza ampio. Sarà un deterrente il fatto che in questo angolo di Trento ci sia un vigile privato.

Per quanto tempo?

Finché non verranno prese decisioni a livello di sicurezza.

Si aspetta dei provvedimenti in materia?

No, io mi sono reso conto che la macchina funziona tutta: la gente ha reagito e le forze dell'ordine hanno fatto perfettamente il loro lavoro. Come ho già detto, il problema è che gli episodi si ripetono perché non c'è la punizione giusta per chi viene preso. E sa che in Italia siamo “teneri”...

Potrebbe diventare stabile, quindi, la presenza della guardia...

No, non penso: resterà per un periodo.

Come ha passato questi giorni di “riposo”?

Sono tornato in negozio lo stretto necessario per mettere in sicurezza la merce. Ho fatto le visite che bisognava fare. Poi le giornate volano... Con la gente che mi ha fermato e confortato. Ho goduto dell'affetto di tante persone.

C'era anche chi le aveva lasciato un bigliettino di sostegno sulla porta del negozio...

Sì, non so neanche chi sia. Ma ha fatto molto piacere a me e a mia moglie, che ha vissuto la stessa esperienza: si è vista due pistole puntate in un mese, non le aveva mai viste in vita sua.

A proposito, lei come sta?

Non ancora bene: è in malattia. Ci sta lavorando ma dovrà tornare anche lei. Si deve rompere il ghiaccio e io voglio farlo domani mattina: tirare su queste serrande giù da una settimana che mi sembrano quasi da lutto. Non vedo l'ora: la città è nostra e ce la riprendiamo.

Come si comporterà con chi suonerà il campanello?

Non lo so. Sicuramente deluderò qualcuno che magari si offenderà. Dovrò fare delle scelte, anche dettate dall'istinto. Ci ho pensato tante volte a questa fase. Ma non ho una soluzione.













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