Norme sblocca opere Dellai «stoppato» dalla maggioranza

Il governatore ritira gli emendamenti (8 erano stati cassati) Si andrà in aula tra 15 giorni con una legge ad hoc


di Chiara Bert


TRENTO. Le norme sblocca-appalti - sfornate a tempo di record dalla giunta provinciale - si rivelano un mezzo pasticcio. Pressato dal Pd e dalle minoranze, ma anche dal presidente del consiglio che ha cassato 8 dei 25 emendamenti (7 a firma Dellai), alla fine di una giornata ad alta tensione l’esecutivo ha deciso di fare marcia indietro e di ritirare il corposo pacchetto di emendamenti presentati all’ultimo minuto al disegno di legge sugli aiuti ad aziende e famiglie. La legge arriverà oggi in aula, ma nella sua versione iniziale, quella che prevede un intervento finanziario di 15 milioni a sostegno delle famiglie con redditi medio bassi e 15 milioni di riduzione Irap alle imprese. Tutti gli altri interventi normativi che la giunta puntava ad approvare già oggi, finiranno in un disegno di legge ad hoc che, con procedura urgente, dovrebbe andare in aula tra 15 giorni, come proposto dal presidente del consiglio Bruno Dorigatti alla riunione di maggioranza di ieri sera. Dellai ha preso atto, nonostante un fraintendimento: si era infatti affrettato a diffondere una nota in cui giudicava una soluzione «ineccepibile» rinviare gli emendamenti cassati, mantenendo però gli altri. Poi il chiarimento.

Il pressing sul governatore era cominciato lunedì sera da parte del Pd, è continuato ieri con una lettera delle minoranze a Dorigatti, in cui hanno chiesto il ritiro degli emendamenti, e si è concluso con la decisione di Dorigatti - dopo un confronto con l’uffici legislativo - di dichiarare inammissibili 8 dei 25 emendamenti (7 di Dellai e uno della Lega), perché giudicati estranei al testo di legge (controlli alle imprese, incentivi ai professionisti, seconde case, cave e noleggio autobus).

Irritati i consiglieri del Pd, che lunedì hanno appreso - senza avviso - che dei 25 emendamenti al disegno di legge, ben 13 erano firmati dal presidente della giunta. E soprattutto che si trattava di emendamenti “pesanti” che spaziavano dagli argomenti più disparati, dall’urbanistica agli appalti, dai controlli sulle aziende alla legge sulle seconde case. «Così non va», è stata la reazione, «non si può intervenire su questioni così delicate a colpi di emendamenti. Attendere 15 giorni in più, dando modo ai consiglieri di esaminare le questioni, non cambierà le sorti dell’economia trentina».

L’accelerazione impressa dalla giunta all’indomani della manifestazione degli artigiani alla Cooperazione, ha lasciato tutti stupiti. E così ieri il presidente del Consiglio delle autonomie Marino Simoni ha integrato in extremis l’ordine del giorno della seduta di oggi e il presidente della prima commissione del consiglio, Renzo Anderle si è affrettato a convocare un’audizione informale con i funzionari provinciali per esaminare gli emendamenti. Ma questo non ha evitato la polemica. Margherita Cogo (Pd) ha chiesto che si faccia un’analisi approfondita dei motivi per cui molti lavori sono bloccati e ha ricordato che spesso i ritardi sono imputabili alla Provincia. Per Rodolfo Borga (Pdl) «si vuole dare la colpa dei ritardi ai Comuni», mentre Franca Penasa (Lega)ha sostenuto che l’obiettivo della giunta è spostare le competenze sui lavori pubblici dai Comuni alle Comunità. Se ne riparlerà dunque, in commissione e poi in aula, durante la discussione del disegno di legge urgente che sarà presentato dalla giunta.

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