«Non ci aspettavamo finisse così» 

Dolore senza fine per la famiglia della piccola Sofia, dopo la richiesta della Procura



TRENTO. Un dolore senza fine, per i genitori della piccola Sofia Zago, la bimba di quattro anni che il 4 settembre 2017 morì a causa di un contagio da malaria all’ospedale di Trento. La decisione della Procura, che ha chiesto l’archiviazione del caso per mancanza di prove certe e univoche su un possibile errore umano, ha inferto un altro duro colpo alla famiglia. Ai microfoni del Tg regionale della Rai, mamma e papà sussurrano «Un risarcimento, a livello civile, c’è stato... ma i soldi non ti ridanno una figlia. Aspetti giustizia e poi... non succede. È come non fosse successo nulla». Non c’è ammissione di colpa e nessuno chiederà scusa. Archiviato il caso, che ha visto finire sotto inchiesta, per omicidio colposo, una infermiera di pediatria del Santa Chiara. Un anno di indagini «finite nel nulla», gettando i genitori di Sofia in un buio ancora più nero. Gli occhi sono lucidi nel ricordare una bambina che non c’è più ma che, nella memoria, non deve essere ricordata solo come la bimba che morì di malaria. Perché Sofia, dice la famiglia, aveva una vita, ha lasciato ai suoi cari tanti bei ricordi ed un impegno, nell’associazione che prosegue un cammino che non è più solo dolore, ma anche speranza. Il dolore per quei quattro anni di amore intenso non ha fine, così come non lo ha, nelle dichiarazioni rilasciate, il tormento per una vicenda giudiziaria che «non ci si aspettava finisse così».















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