I due si sono detti all’oscuro delle attività della donna che ha sottratto 2 milioni e 300 mila euro con falsi rimborsi

«Non c'entriamo nulla con la truffa»

Interrogati marito e fratello di Maria Angelica Cappelletti: gestiva tutto lei


Paolo Tagliente


TRENTO. Negano. Negano d'aver avuto un qualsiasi ruolo nella truffa e negano perfino d'aver mai saputo o sospettato cosa facesse Maria Angelica. Eugenio Cappelletti e Mauro Biasiolli, rispettivamente fratello e marito della cinquantaduenne funzionaria dell'Aps accusata d'aver sottratto all'azienda ben 2 milioni e 300 mila euro, sono stati interrogati ieri in tribunale.

I due uomini, che sono attualmente agli arresti domiciliari, hanno risposto ieri mattina alle domande del gip Francesco Forlenza, assistiti dall'avvocato Vanni Ceola. Lo hanno fatto anche se in un primo tempo sembrava che volessero entrambi avvalersi della facoltà di non rispondere. La loro linea difensiva era in qualche modo attesa dal momento che solo il giorno prima, venerdì, Maria Angelica Cappelletti, interrogata in carcere a Rovereto, aveva spiegato d'aver fatto tutto da sola, scagionando così tutti i famigliari che avevano beneficiato dei sostanziosi aiuti economici senza però conoscere la provenienza del denaro. A conferma di ciò, il marito avrebbe rivelato di non sapere nemmeno usare il computer e quindi di essere gioco forza del tutto estraneo all'attività della consorte, che operava esclusivamente online.

Dal canto suo, il fratello Eugenio avrebbe spiegato di essere sì socio dell'impresa edile di famiglia, ma di non aver alcun ruolo dirigenziale all'interno dell'azienda. Egli si sarebbe definito un semplice operaio all'oscuro di qualsiasi operazione o moviemnto finanziario. Eugenio poi, avrebbe spiegato d'essere stato sempre convinto che la ristrutturazione della propria casa, adattata per rispondere alle esigenze della moglie diversamente abile, fosse stata realizzata grazie a rimborsi legalmente ottenuti dall'azienda sanitaria. I difensori dei due uomini ha presentato istanza di revoca della custodia cautelare e su di essa il magistrato si pronuncerà nei prossimi giorni. Sempre la prossima settimana, intanto, la cinquantanduenne funzionaria di Covelo, ancora in carcere a Rovereto, sarà nuovamente interrogata. Dovrà spiegare come è stato utilizzato il milione di euro che manca all'appello: dei 2 milioni e 300 mila euro sottratti all'azienda con una lunga serie di rimborsi fittizzi, presentati tra il 2007 e il maggio scorso, un milione e 300 mila circa è stato utilizzato dalla donna per risollevare le sorti della «Cappelletti Costruzioni sas», ma non è chiaro come sia stato speso l'altro milione. Maria Angelica Cappelletti ha rivelato di non averne un'idea chiara, e per questo ha chiesto di poter visionare i documenti, ma ha negato con forza d'aver sperperato quel denaro in beni voluttuari.

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