Niente rogo al Museo per Trump 

Il fantoccio del presidente non sarà bruciato. E c’è chi tira un sospiro di sollievo


di Paolo Piffer


TRENTO. Mettiamola così. Che fino a quando i coscritti di Valda, in val di Cembra, prendono il fantoccio del presidente americano Donald Trump e lo impalano (pure bruciandolo), come successo lo scorso anno, passa per una goliardata di carnevale. Azione dissacrante, sarcastica, pure brutale, metaforicamente, come da antiche tradizioni in cui si metteva il potente alla berlina. Rito che appartiene ad un apparato che affonda nella notte dei tempi, licenza pure del buffone che a corte aveva il permesso di sbeffeggiare il “re” di turno, anche pesantemente Per il riso dei cortigiani e pure del sovrano, anche se fino ad un certo punto. Ma se poi, per documentare scientificamente il rito il fantoccio finisce dentro le nuove sale di un museo provinciale come quello degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige (come riferito ieri dal “Trentino”), che saranno inaugurate oggi (ore 18,30) e che fanno dei riti annuali e del carnevale il tassello finora mancante del percorso, qualcosa si inceppa. Il mal di pancia, nonostante sia carnevale, oppure proprio per questo (eccesso di “grostoi”?) a “qualcuno” viene pure e magari gli rovina la festa. Evidentemente, vien da pensare, non troppo potente, quel “qualcuno”, per “digerire” con l’aplomb necessario, con l’ironia del caso che, in fondo, sono spesso solo dei grandi, di pensiero e spirito. Che poi il fantoccio non sarebbe stato bruciato era scontato. E’ stata un’ipotesi nostra, provocazione carnascialesca. E non tanto per lesa maestà. Se non altro per motivi di sicurezza. Opportunità, eccesso di zelo, diciamo così, piuttosto. E allora il “Trumpolin”, così era chiamato il presidente stelle e strisce, è diventato “Carneval”, ed è quasi irriconoscibile. Pure le didascalie non riportano più i riferimenti al presidente Usa ma, comunque, alla licenza che vuole che un po’ dappertutto, in Europa come in Trentino, “un personaggio sia appeso ad un palo e attenda pazientemente il processo e la condanna”. La documentazione è salva, pure il rigore filologico e la simbologia. Ma per tutti quel fantoccio rimarrà il Trumpolin, ci mancherebbe. Per i registri ufficiali Carneval, invece. A imperitura memoria, senza esagerare, per raccontarne la piccola storia, alcune righe di giornale. Siamo pur sempre a carnevale e varrà pure ancora il detto, forse, non sappiamo se scientificamente accertato, filologicamente verificato, che ogni scherzo valga. Anche se magari, visto quanto successo, non per tutti.













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