Nel Perginese le ciliegie vanno a ruba
Troppi furti, agricoltori esasperati. Laner: «Non sappiamo più che fare». Leonardelli: «E se li becchi ti insultano pure»
PERGINE. Tempo di ciliegie, tempo di furti in campagna. La denuncia viene dai contadini frutticoltori. «La storia si ripete», ci diceva ieri Luigino Laner, coltivatore diretto, anzi imprenditore agricolo e in particolare produttore di frutta (ciliegie e mele, soprattutto). Ricopre anche la carica di presidente del Cmf Agro Irriguo Perginese come il papà, un tempo. E le sue proprietà agricole con i frutteti sono sparse nella piana perginese, appunto irrigate dall’acqua del Fersina. «Assistiamo impotenti ai furti di ciliegie, adesso, ma anche di mele in autunno. E la storia si ripete anzi quest’anno peggiora. Il fatto è che, di notte, i “visitatori” percorrono le stradine di campagna che penetrano nei frutteti e fanno man bassa di tutto. La situazione peggiora perché c’è la crisi e c’è chi in questo modo si assicura la frutta per il giorno dopo». Il dramma è che anche se vengono scoperti dagli interessati, non si può fare nulla. «Spesso sono anche arroganti - aggiunge Giampiero Leonardelli di Susà, altro imprenditore vittima di furti costanti - e ti apostrofano malamente. Chiaramente non è possibile far loro nulla, anche se qualche volta occorrerebbe veramente qualche bella legnata. Si tratta sempre di furto, un danno che alla fine della stagione ammonta a qualche bella somma. Anche perché, occorre considerare che le fasce coltivate lungo le stradine sono quelle più appetibili. Sono vicine alla strada, si fa presta a raccogliere».
Ma c’è di più. Raccontano che spesso si incontrano, di giorno, mamme con carrozzine e dentro il bimbo, che passeggiano per queste stradine. Qualche sacchetto è attaccato al passeggino vistosamente colmo. E chi può fermarle e controllarle? «Spudoratezza e arroganza sono alla base di questi comportamenti - dicono - e non possiamo farci nulla. Solo se li troviamo dentro la nostra proprietà possiamo dire loro qualcosa, ma non possiamo fare altro e spesso rispondono in malo modo».
Una situazione particolarmente grave che provocano danni al nostro lavoro, alla nostra attività, all’agricoltura in genere. Ma c’è un altro aspetto che spesso si aggancia ai furti di frutta, quello delle cacche. Sono sempre i contadini a far presente la situazione. Le strade di campagna sono le preferite da parte di quanti, spesso la sera, portano fuori il cane per i propri bisogni.
«Nessuno li vede, nessuno li controlla, agiscono indisturbati e la lasciano i ricordi dei loro cani (ma anche di loro stessi, qualche volta) sul terreno, sempre vicino alle piante. Quegli escrementi inquinano e sono dannosi ai prodotti che poi noi raccogliamo e vendiamo e quindi arrivano in tavola». Luigino Laner ha fotografato un cartello in uso in Alto Adige particolarmente eloquente. «Spiega in sostanza, cosa succede al terreno inquinato dalle cacche altri bisogni di cani o padroni». E concludono: «Chi ci aiuta?».
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