la polemica

«Movida, inutile il coprifuoco alle 22»

Studenti e baristi d’accordo: i divieti di vendita di alcol da asporto non risolveranno il problema degli schiamazzi di notte


di Giuliano Lott


TRENTO. La ricetta annunciata dal sindaco Alessandro Andreatta contro i fastidi della cosiddetta “movida” trentina - ovvero il divieto di vendere alcolici da asporto tra le 22 e le 7 e la messa al bando nella stessa fascia oraria delle bottiglie di vetro all’esterno dei locali, non convince nessuno. Non gli studenti, e nemmeno i rappresentanti degli esercenti. «Si tratta di un palliativo - concordano tutti - che non risolve il problema e provocherà solo danni economici ai baristi». Matteo Molinari, organizzatore di feste e eventi dedicati agli studenti, ha le idee molto chiare nel merito. «Sono contrario a questo divieti, peraltro aggirabili con estrema facilità: i ragazzi faranno scorta di birre nei supermercati nel pomeriggio, ben prima delle 22, e se le porteranno come al solito negli zaini. Cosa farà allora il Comune? Metterà fuori legge gli zaini? É paradossale: ci sono le telecamere in centro, vanno usate per identificare chi fa cagnara. Chi rompe bottiglie, o fa schiamazzi dopo una certa ora, va sanzionato con severità». Come? Con contravvenzioni salatissime. «Vanno multati, con botte da 500 o mille euro - è il parere di Molinari - . Sono convinto che una linea dura, che deve però poter contare sull’intervento della forza pubblica, servirebbe da monito e insegnamento per tutti. Al contrario, non si capisce perché vada punito il venditore o l’esercente che con pieno diritto vende alcolici da asporto. E non vedo il motivo per il quale, ad esempio, non si possa bere una birra fresca d’estate assieme a un kebab».

Giorgio Buratti (Fipe) non si fida degli annunci: «Aspettiamo di vedere la proposta del sindaco nella sua completezza. Mi auguro che coinvolga tutti i soggetti interessati. I baristi, certo, ma anche gli studenti. Ma se l’amministrazione si aspetta con queste limitazioni di perseguire anche l’obiettivo politico di togliere dalla strada le persone ubriache, ho molti dubbi che questa sia la soluzione». Che il problema del fastidio, dell’inquinamento acustico, del degrado esista, dice Buratti, è cosa nota « e certo non fa bene alla città. Ma i problemi vanno gestiti, non spostati, un errore in cui gli amministratori di Trento sono incorsi spesso negli ultimi otto anni. Si continua con le soluzioni inefficaci e infatti la situazione è peggiorata, a conferma dell’inefficienza delle proibizioni». La strada da perseguire, sostiene Buratti, è un’altra: «Punire con pene adeguate chi si comporta male. Si potrebbe anche pensare di fare ripulire le pareti dei palazzi, ad esempio, a coloro che sono stati sorpresi a imbrattarli. Perché è giusto che la città viva e con essa gli oltre 12 mila studenti iscritti all’Università. ma non deve essere in mano ai balordi. Vanno ridisegnate le regole, ma tutti assieme: noi, gli studenti e l’amministrazione comunale».

Il “proibizionismo” convince poco o nulla anche Massimiliano Peterlana (Fiepet Confesercenti): «Va trovato invece un equilibrio tra gestori, Comune e forze dell’ordine. Le misure da adottare vanno concordate, coinvolgendo anche i baristi. Tra l’altro, non capisco come si possa applicare un simile divieto a esercenti che hanno pieno diritto di vendere alcolici. Non credo che così si otterrà il risultato desiderato».

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