Michelin senza nomi: muro contro muro in aula sulla delibera
Dal centrodestra 300 emendamenti: «Atto di forza della maggioranza». Il Pd: «Mediazione coerente, approviamola»
TRENTO. Il nuovo quartiere Le Albere è ormai pronto, ma le sue vie sembrano per ora destinate a restare senza nome. È un muro contro muro quello che si prospetta in consiglio comunale, dove ieri doveva iniziare l’esame della delibera sulla toponomastica per l’ex Michelin, slittato per il dibattito protrattosi per ore sulla delibera Maffioletti sui servizi sociali.
La proposta è quella uscita a metà aprile dalla commissione comunale incaricata di trovare i nomi per le nuove strade: parco Michelin (dal nome dei due fratelli fondatori nel 1889 della fabbrica di pneumatici), piazza delle donne operaie, via della Costituzione, via dello Statuto dei lavoratori, una via intitolata ad Adriano Olivetti (l’industriale «rosso»), Giuseppe Sebesta (fondatore del Museo degli usi e costumi), il fisico ed ex rettore dell'ateneo di Trento Ezio Clementel e l'architetto e designer Ettore Sottsass.
A questo risultato si è arrivati dopo il dietrofront sul nome dei due sindacalisti che avevano fatto scoppiare lo scontro politico: da un lato Beppino Mattei, storico leader della Cisl alla Michelin (e del sindacato unitario dei metalmeccanici), simbolo delle lotte operaie a Trento, dall’altra Gastone Del Piccolo, il sindacalista della Cisnal protagonista dei fatti del 30 luglio del 1970, l'aggressione ad alcuni operai della Ignis e la successiva gogna imposta a Del Piccolo e al consigliere del Msi Mitolo. Su Mattei ha posto il veto il centrodestra e così, per uscire dall’impasse, si è deciso di azzerare tutto ritirando entrambi i nomi, sostituiti in fretta e furia con Sebesta e Clementel.
Il casus belli sembrava archiviato, ma non era così. Lo scontro, slittato a luglio (quando il consiglio è stato chiamato ad occuparsi di sicurezza dopo gli scontri tra immigrati in centro), è approdato ieri in aula. Il centrodestra è sulle barricate: 300 gli emendamenti depositati (per ognuno un nome, si va da Andreas Hofer a Giovanni Paolo II, da Ito Del Favero a Marco Biagi a Massimo D’Antona), e Antonio Coradello (Pdl), vicepresidente del consiglio, a capeggiare la battaglia. «Quella uscita dalla commissione è un frullato, una proposta raffazzonata e pure fuori tema, perché via della Costituzione con il lavoro non c’entra nulla. La maggioranza ha voluto l’atto di forza, togliendo di mezzo il nome dei due sindacalisti quando invece si poteva fare una proposta alta per la memoria della città che ha tante anime». Si fermi tutto e si torni a discutere, in commissione o a un tavolo politico, è la richiesta delle minoranze per ritirare gli emendamenti. Ma dalla maggioranza per ora rispondono picche. Il sindaco, di solito artefice delle mediazioni d’aula, questa volta si sfila: «La competenza sulla toponomastica è del consiglio». La capogruppo del Pd Ivana Di Camillo spiega che il suo gruppo ha affrontato la questione lunedì: «Non siamo disposti a mediare. La proposta che arriva in aula è frutto di un lungo lavoro della commissione, una mediazione che è costata anche qualche sacrificio ma che ha una sua coerenza. Non ha senso ricominciare daccapo. Il problema sono le donne operaie? Alla Michelin quelle c’erano, non le commercialiste o le parrucchiere».Tra 15 giorni nuova puntata.
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