«Mia figlia, dimenticata dall’Europa»
Lo sfogo della madre di Valeria Solesin, la ricercatrice morta al Bataclan a cui ieri l’Università ha dedicato la piazza dello studentato Mayer
TRENTO. «Ricordo quando appena arrivata a Parigi, Valeria ci comunicò di aver iniziato a collaborare come volontaria nell'assistenza ai clochard. Scherzando le chiesi se non fosse stata meglio un'attività più tranquilla, come il bridge, ma in fondo sapevo bene che il suo impegno e la sua dedizione nel mettersi al servizio degli altri erano ciò che la rendeva così speciale».
Sorride la signora Luciana Milani, mamma di Valeria Solesin, la giovane ricercatrice tragicamente scomparsa nel corso degli attacchi terroristici avvenuti in Francia nel 2015. Sorride nonostante stia parlando dal palco di una delle aule della facoltà di sociologia dove Valeria ha seguito lezioni, preso appunti e iniziato a costruire con tenacia in suo futuro.
La stessa facoltà dove si è laureata prima di partire per conseguire un master alla Sorbona, determinata a seguire i suoi obiettivi e a realizzarli. Dopo Venezia, quest'anno è l'ateneo trentino a rendere omaggio a Valeria, attraverso una conferenza dal titolo “Forza ragazze, al lavoro!”. «Il modo più autentico per celebrare la sua memoria- spiega il rettore Paolo Collini- ci è sembrato quello di approfondire i temi che più le stavano a cuore, quelli che aveva deciso di approfondire e trasformare nella sua professione». Le ragazze e il lavoro dunque, il ruolo della donna all'interno del contesto lavorativo, questo l'oggetto di studio della ricercatrice veneta e il timbro del suo credo intellettuale.
«Mia figlia credeva fortemente che la realizzazione di una donna dovesse passare attraverso il lavoro. Diceva spesso di considerarla una sorta di assicurazione sulla vita, perché qualsiasi cosa potesse accadere, una donna autonoma e indipendente si sarebbe trovata senz'altro in una posizione meno svantaggiata».
E' una donna forte la signora Milani, una donna che avrebbe potuto annientarsi nel dolore per la perdita di Valeria e invece quel dolore ha deciso di provare a lenirlo facendosi portavoce del messaggio che la figlia avrebbe voluto fosse trasmesso. Nel suo intervento, lancia un appello alla politica, in particolare quella europea, per denunciare come le vittime degli attacchi terroristici non vengano quasi mai percepiti dalla Comunità come cittadini di una realtà collettiva. «Le istituzioni non hanno reso cittadini europei le vittime- dice Milani- ci sono alcuni passi necessari che devono essere compiuti».
Trento ha voluto ricordare Valeria Solesin anche in un altro modo, dedicandole la piazzetta nei pressi dello studentato di via Lampi, si chiamerà “Piazza Valeria Solesin”. «La morte di Valeria - ha detto il sindaco - ha turbato profondamente anche noi adulti, che abbiamo visto in lei una delle nostre figlie, quella più generosa e intraprendente, quella più sveglia, che con intelligenza e determinazione costruisce il suo futuro senza dimenticare di impegnarsi anche per il futuro di tutti. Mai come in questo caso la toponomastica non è solo un'incombenza burocratica, ma un impegno a onorare la memoria di Valeria».