Mendola chiusa, la rabbia degli operatori

Seppi: «I pericoli di slavine c’erano anche decenni fa, ma allora si chiudeva solo per un giorno o due»



MENDOLA. «Un altro inverno da dimenticare, e il deserto avanza». Questo uno dei commenti degli operatori, ormai ridotti a meno di mezza dozzina, che sul Passo cercano di resistere all'ennesima chiusura per neve della strada che taglia fuori la Mendola da quella che da sempre è la sua vera linfa vitale, Bolzano e l'Oltradige.

La notizia, rimbalzata ieri, che l'arteria rimarrà chiusa per un altro mese (ma forse anche di più) ha letteralmente gettato nello sconforto le attività che si legano agli impianti di risalita Campi Golf - Mezzavia, sulle propaggini del Roén. Questa pista è la meta naturale soprattutto delle famiglie di Caldaro e dalla Bassa Atesina e la chiusura della strada ha fatto scemare almeno dell’80% il flusso dei passaggi sull'impianto che come è noto fa capo alla Altipiano Val di Non spa. Società controllata dai 19 Comuni della sponda sinistra della valle di Non.

Rassegnazione dunque ma anche rabbia: chi vive ed opera alla Mendola da decenni ricorda altre nevicate eccezionali (poche peraltro come questa) ma allora la strada della Mendola rimaneva aperta.

«I pericoli di slavine c'erano anche decenni fa e mancavano le tecnologie e gli strumenti di oggi e la strada dopo la nevicata rimaneva chiusa al massimo un giorno o due, non due mesi. Purtroppo da qualche anno la musica è cambiata, nessuno vuol prendersi responsabilità e noi ci andiamo di mezzo senza nemmeno poterci in qualche modo difendere», fa notare Gianni Seppi, giù sindaco di Ruffré con negozio sul Passo e un noleggio sci, sempre più a singhiozzo ai Campi da Golf dove di sciatore ne arrivano sempre di meno. Ma on è solo la Mendola soffrire, la chiusura del collegamento con l'Alto Adige a caduta si propaga a macchia d'olio un po' su tutta l'Alta valle fino a Cavareno e Fondo dove il calo è avvertito nei bar, distributori, negozi perché la gente non viene nemmeno nel fine settimana.

La soluzione sembrava già pronta e portata di mano quando, nel marzo 2011, nel salone di Villa Imperiale, alla Mendola, l'ingegner Valentino Pagani, dirigente del Servizio viabilità della Provincia di Bolzano aveva presentato “coram populo” a ai sindaci altoanauniesi il progetto, con tanto di plastico per la messa in sicurezza della strada nel tratto più delicato, le cosiddette Roccette: 900 metri di strada di cui 440 in galleria con tettoia paramassi e veduta panoramica sulla valle, 11 tra ponti e mini viadotti. Costo 15 milioni di euro di cui 10.586.000 a base d'asta con 700 giorni consecutivi di lavori, di cui 30 di chiusura totale della strada, 20 di chiusura notturna, gli altri a senso unico alternato. Si era parlato anche di tempistica, con appalto nel 2012 e inizio lavori dal 2013. Troppo bello per essere vero e, infatti, di quel progetto - caldeggiato in un incontro tra l'allora Obman altoatesino Durnwalder e l'assessore trentino Pacher - non si sente più parlare. (g.e.)













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