Medico trentino: «Così ho salvato la mano a Kubica»
Il dottor Emanuele Pamelin a capo dell'equipe che ha realizzato il difficile intervento al pilota
TRENTO. Se il campione di Formula 1 Robert Kubica avrà ancora qualche possibilità di scendere in pista fianco a fianco con le Ferrari, lo deve a un trentino. Sì, perché a salvargli il braccio, dopo il terribile schianto di dieci giorni fa durante un rally in Liguria, è stato proprio un chirurgo di Mezzolombardo che per lungo tempo ha lavorato all'ospedale di Cles: Emanuele Pamelin.
Pamelin si è specializzato nella chirurgia della mano a Parigi, e ha lavorato all'ospedale Santa Chiara di Trento e poi in valle di Non.
Dottor Pamelin, si può dire che Kubica tornerà a guidare grazie alla sua operazione?
Non solo mia, ma grazie all'intervento dell'equipe dell'ospedale San Paolo di Savona che si è spostata al Santa Corona di Pietra Ligure per operare d'urgenza Kubica.
Qual è la sua formazione professionale?
Mi sono laureato e specializzato in ortopedia a Verona e ho concluso la mia formazione all'Istituto della mano di Parigi. Poi sono tornato a Trento e qui ho goduto di una ottima esperienza lavorativa, perché l'ospedale di Trento mi ha consentito di effettuare i primi approcci operatori. Ho avuto occasione di lavorare anche all'ospedale di Cles con il dottor Giorgio Bianchini. Con lui ho operato casi difficili ed ho fatto molta esperienza.
Quando vi siete trovati davanti a Kubica, avete avuto subito la consapevolezza di poterlo aiutare?
La situazione era complessa. Il paziente era politraumatizzato, perché, oltre alle lesioni all'avambraccio e al polso destro, presentava una grave frattura alla gamba. Dopo aver analizzato la situazione, abbiamo agito sulle fratture all'avambraccio, sui tendini, sui nervi con la tecnica della microchirurgia.
L'emozione nell'operare mani preziose come quelle di un pilota di F1 si è fatta sentire?
Sì, ci siamo resi conto di trovarci di fronte a un personaggio sul quale sono stati costruiti dei progetti economici di alto valore, ma durante l'intervento la concentrazione era la sola cosa importante per noi.
L'intervento condotto a Savona conferma l'eccellenza della chirurgia italiana?
Senz'altro. Il centro dove abbiamo operato è uno dei nostri centri d'eccellenza. Sono orgoglioso di far parte di una grande squadra di medici.
Quali sono gli aspetti più problematici nell'operare una parte così complessa come la mano?
I tendini erano tutti da reinserire, dalla parte ossea ai tessuti più molli. La reinserzione tendinea, nonché muscolare e la sutura dei tendini lesionati hanno costituito le tre fasi delicate dell'operazione.
I tempi di recupero?
Difficile stimare un tempo preciso, perché dalla spalla al polso tutto è stato ricostruito. Il percorso di riabilitazione sarà lungo almeno un anno.
Lei lavora in una struttura pubblica: quindi le cure ricevute da Kubica sono a disposizione di tutti?
Assolutamente sì. Il fatto di essere una struttura pubblica ci dà ancora più soddisfazione.
Ha un progetto medico cui tiene particolarmente?
Negli ultimi anni è cresciuto in me il desiderio di allestire una struttura specializzata, semplice o complessa, per la traumatologia e la chirurgia della mano in Trentino. E spero di poter cominciare a lavorarci al più presto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA