Mediazione fallita, primarie il 30 giugno

Da Patt e Pd «no» a Schelfi. Il quale, però, potrebbe diventare candidato dell’Upt. Fravezzi: «Con Diego si vince»


di Luca Petermaier


TRENTO. E dunque dopo mesi di riunioni, rinvii, appelli all’unità e ad una sintesi politica impossibile se non sul nome di Ale Pacher è finita come (quasi) tutti si aspettavano. Per scegliere il proprio candidato presidente della Provincia, il centro sinistra ricorrerà alle primarie di coalizione. Data fissata: il 30 giugno, con termine il 10 giugno per il deposito delle candidature. Saranno primarie a turno unico: chi prende più voti vince. E soprattutto sarà un voto aperto a tutti. Nessuna sottoscrizione di carte di intenti o di appartenenza ad una specifica area politica. Basterà presentarsi ai seggi ed esibire un documento di identità che attesti che alla data del 27 ottobre (giorno delle elezioni amministrative) l’elettore sarà maggiorenne.

Queste le regole base (ancora da affinare) ribadite ieri pomeriggio nel corso dell’incontro di coalizione, richiesto dall’Upt per permettere agli alleati di valutare la possibilità di convergere sul nome di Diego Schelfi come candidato unitario della coalizione. Ipotesi remotissima, lo si era capito da subito, e che infatti è sfumata non appena, ad intervenire al vertice, è stato il segretario del Patt Franco Panizza. «Nulla contro Schelfi - ha spiegato il senatore autonomista - ma il nostro partito non deroga dal metodo delle primarie». Il Pd, con Nicoletti e Pinter, ha usato sostanzialmente gli stessi toni. Politicamente impossibile, per loro, abbandonare Olivi per convergere su un nome - quello del presidente della Cooperazione - che non potrà mai trovare pieno consenso nell’elettorato di sinistra. I socialisti, con Pietracci, sono rimasti fermi sul nome di Raffaelli pur “aprendo” alla possibilità di convergere su Olivi. Insomma, un gioco di veti incrociati che ha sancito l’ineluttabilità delle primarie come il solo strumento capace di mettere tutti d’accordo.

Al 30 giugno, dunque, avremo una gara tra almeno tre candidati sicuri: Olivi per il Pd (oggi l’Assemblea certificherà la sua candidatura); Ugo Rossi per il Patt (nome mai messo in discussione tra le due stelle alpine) e Lucia Coppola (che settimane fa i Verdi hanno annunciato di candidare se Pacher non avesse accettato di rappresentare il centro sinistra). Il dubbio più forte riguarda il candidato dell’Upt: chi sarà? Una fronda del partito (soprattutto quella che fa riferimento agli amministratori locali) rivendica l’orgoglio di poter esprimere un nome interno. Gli assessori Gilmozzi e Mellarini sarebbero per questo le scelte preferite, in continuità con un lavoro svolto con fatica e dedizione sul territorio da molti anni.

Il problema è: sono nomi vincenti? No. Lo sa bene l’altra ala del partito, quella maggioritaria e che fa riferimento al grande capo Lorenzo Dellai. Il quale - non a caso - da settimane lavora per lanciare Diego Schelfi come scelta unitaria in alternativa a Pacher. Le anticipazioni del Trentino di questi giorni e la chiusura (soprattutto del Patt) a soluzioni diverse dalla primarie hanno bruciato “don Diego” come candidato coalizionale. Ma lo stesso Schelfi pare ora destinato a “rientrare dalla finestra” come candidato dell’Upt, proprio alle primarie. Di nomi si parlerà in una direzione dell’Unione per il Trentino convocata con solerzia dalla segretaria Flavia Fontana per questa settimana. Ma la sensazione è che ai piani alti la decisione sia già stata presa: «Volevamo evitare le primarie - ragiona il senatore Fravezzi - ma ora che ci sono corriamo per vincerle. E il nome di Schelfi è quello che ci dà più chance. E’ legittimo che un partito, al di là delle tessere, punti su quello che ritiene il cavallo vincente». Insomma: la sensazione è che, a questo punto, Schelfi sarà il candidato dell’Upt a meno che non sia lo stesso Schelfi a rinunciare alla corsa. E nel Pd c’è già chi mastica amaro: «Questa è un’Opa di Dellai sulla coalizione. Un segnale di sfiducia» - attacca Pinter.













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