la sanzione

Maximulta per i «fagiolini siciliani»

I controllori contestano a Gianni Endrizzi il cartello: doveva scrivere «italiani» e per questo dovrà pagare 770 euro


di Sandra Mattei


TRENTO. Il verduraio Gianni è un’istituzione in piazza Vittoria, dove le bancarelle di frutta e verdura, formaggi e carne sono un riferimento decennale per massaie e consumatori attenti alla qualità.

Gianni Endrizzi vende pomodori, insalata, mele e fragole da ben 24 anni, ma ieri era decisamente sconsolato. Gli affari non c’entrano, si tratta di una tegola caduta tra capo e collo in seguito ad un controllo. Il fatto risale a quattro mesi fa, quando si presentano dei controllori di Agecontrol, agenzia pubblica per i controlli per conto del Ministero delle Politiche agricole. I signori in questione si presentano il primo dicembre in piazza Vittoria e verificano la freschezza dei prodotti, la qualità e poi passano a controllare i cartelli posizionati sulle cassette di frutta e verdura.

E qui succede il fatto: a Endrizzi contestano l’etichetta dei fagiolini, che riporta la scritta “fagiolini siciliani” e non “Italia”. Sì, proprio così, scrivere che la verdura proviene dalla Sicilia che, volendo, è un’informazione in più sulla sua provenienza, non va bene. Segue un controllo della fattura dei due colli di fagiolini che riporta effettivamente la provenienza “Italia”. Ma il fatto che l’ambulante abbia specificato che sono fagiolini siciliani e che, senza tema di smentita, si possa mettere in dubbio che i presenti a quel mercato non sappiano dove si trovi la Sicilia, non sfiora i controllori di Agecontrol. Alle rimostranze di Gianni Endrizzi, quest’ultimi rispondono che può invece essere presa in considerazione l’ipotesi che ci sia qualcuno che non sappia dove si trovi la Sicilia.

Passano quattro mesi e arriviamo all’altro ieri, quando arriva tramite messo comunale l’atto giudiziario che comunica l’ammontare della multa: 770 euro. Il testo specifica quando e chi ha effettuato il controllo, per poi chiarire la causale della multa. Si legge: «ometteva l’indicazione del Paese d’origine “Italia “ sul cartello apposto accanto ad una partita di fagiolini freschi esitata per la vendita al dettaglio (...) ove veniva riportata la dicitura “siciliani”». Inutile descrivere lo stato d’animo di Gianni Endrizzi che non ci capacita di dover pagare oltre 700 euro per una svista.

«Capisco se avessi tentato di truffare - commenta - scrivendo una provenienza falsa, ma in questo caso non c’è nessuna intenzione di dichiarare una cosa non vera. Penso che in questi controlli ci voglia del buon senso e siano ben altre le truffe e le contraffazioni. Faccio questo lavoro da 24 anni e la gente mi conosce, i clienti li mantieni offrendo un prodotto di qualità, che senso avrebbe cercare di truffarli?».

Endrizzi ha deciso di rivolgersi al giudice di Pace per capire se sia possibile ricorrere. Insomma al momento proverà a resistere a quella che definisce «una classica vicenda all’italiana».













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