Matrimoni omosessuali: il Trentino è pronto
Le prime coppie si attivano per prenotare le date e per avere informazioni I sindaci si dicono favorevoli e attivi. Ma c’è anche chi dice di no
TRENTO. Il Trentino è pronto per le unioni civili. Tanto i sindaci, quanto le prime coppie di fidanzati, stanno cominciando a muovere i primi passi in attesa che il decreto Cirinnà sia ufficialmente operativo.
Attuato pochi giorni fa, il 23 luglio, il decreto permetterà infatti le iscrizioni al registro delle unioni civili dalla metà di agosto. Nel frattempo, spiega Fabrizio Paternoster, dirigente dell'ufficio anagrafe di Trento, «abbiamo già un paio di persone che si sono rivolte a noi, dicendosi pronte a procedere con la prenotazione di una data». Da un lato, dunque, coppie in attesa di poter ufficializzare la propria unione, mentre dall'altro, molte più numerose, persone che, per ora, si limitano a chiedere informazioni: «Il nostro ufficio ha avuto richieste da una dozzina di coppie, che desideravano conoscere meglio la legge e capire come comportarsi, una volta che sarà dato il via libera ufficiale». Anche alcuni dei sindaci stessi, come raccontano Adalberto Mosaner e Alessandro Andreatta, vengono contattati, da alcuni mesi a questa parte (insomma da quando nel ddl si aveva cominciato a sperare), per sapere quando e come agire. Danno dritte e sono pronti ad attivarsi in prima persona: «Noi, come amministrazione comunale, siamo certamente disposti e disponibili alla celebrazione di unioni civili» - spiega infatti il sindaco del capoluogo, Andreatta (Pd). «Una legge è una legge, e un sindaco ha il dovere tanto di farla rispettare, quanto di seguirla. Tanto più che in questo caso si tratta di un decreto che non va a danneggiare nessuno, bensì a riconoscere dei diritti, non credo abbia senso parlare di obiezione di coscienza». Dello stesso avviso anche il primo cittadino di Riva, Mosaner (Pd), che afferma: «Io, e così la mia giunta, diamo assoluta disponibilità. Ciò che è deciso da una legge, lo si fa senza discutere, senza barriere di alcun tipo».
Nessuna richiesta, per il momento, nel Comune di Rovereto, dove però Francesco Valduga (Civiche) si associa ai suoi colleghi di Trento e di Riva: «Il mio compito è applicare le leggi dello Stato. C'è poi da aggiungere che questo decreto regola l'assunzione di responsabilità da parte di chi sceglie di trascorrere la propria vita insieme e di amarsi, quindi non ha alcun senso, da parte dell'amministrazione, scegliere tirarsi indietro». Lo stesso per Pergine: «Non ho alcun problema ad adeguarmi ad una legge di questo tipo», ribadisce lapidario Roberto Oss Emer (Civiche).
Di tutt'altro avviso è però Fabio Dalledonne (Civiche di centro-destra): «Mi viene chiesto, con questa legge, di rispettare le libertà altrui. È giusto quindi che gli altri rispettino la mia. Io scelgo, secondo le mie personali credenze religiose e per le mie valutazioni etico-morali, di non celebrare unioni civili». La legge in questione, tuttavia, prevede che nessun sindaco possa rifiutarsi di sposare una coppia omosessuale. La scappatoia? «Affiderò il compito ad assessori e consiglieri comunali. Anzi, voglio ricordare che anche un amico o un'amica degli sposi potrebbero, a patto di essere cittadini italiani senza precedenti penali, ufficializzare la cerimonia» - conclude Dalledonne.