l'inchiesta

Massaggi hot, un esercito di clienti

Tanti gli uomini che pagavano i servizi particolari al centro benessere di Pergine



PERGINE. Tanti erano i clienti del centro benessere Tuina al Centro commerciale Ponte Regio, chiuso insieme al “gemello” di Laives e gestito da imprenditori cinesi. Tutti uomini, tutti più o meno consapevoli che il “massaggio” non era esattamente a scopo terapeutico e tutti pronti a sborsare un centinaio di euro per mezz’ora di palpeggiamenti.

L’inchiesta, ancora non terminata, dei carabinieri della compagnia di Egna, che ha scoperchiato il classico vaso di Pandora, restituisce anche uno spaccato sociale di chi è il target a cui si riferiscono questi centri, che spuntano numerosi in tutte le città, grandi e piccole, e che si riforniscono di ragazze e clienti grazie ad una fitta rete che per la maggior parte dei contatti viaggia tra siti osè, social network e bacheche di annunci digitali.

Dopo oltre sei mesi di osservazione di questo viavai di clienti dal portone di ingresso, è quasi possibile tracciarne un profilo, incredibilmente normale: uomo, tra i 40 e i sessant’anni, cultura e ceto medio. In pratica una persona qualunque: impiegati, operai, lavoratori in proprio e commercianti... a decine hanno varcato la soglia del Tuina per farsi “coccolare” da quelle ragazze filiformi e seminude, sfruttate fino a quattordici ore al giorno, e che alla fine del turno entravano nella stanza a fianco dove il titolare aveva ricavato il loro alloggio.

Poi c’era una certa clientela affezionata, che in capo ad un mese tornava anche cinque o sei volte, arrivando a spendere oltre 500 euro in massaggi hard. Nel corso delle settimane sono emerse abitudini, come per esempio per quelli che sfruttavano la pausa pranzo per fare un salto al Tuina, oppure sulla strada di ritorno a casa, terminato l’orario di lavoro.

Molti padri di famiglia, spesso insospettabili, avevano preso questa abitudine all’insaputa di mogli ignare. Un giro d’affari in continua espansione, quello dei due centri sequestrati, che nonostante avessero aperto da pochi mesi, si erano già creati una certa notorietà. Il business però ha attirato l’attenzione anche di qualche residente infastidito dal viavai di uomini a tutte le ore del giorno e della sera, che ha avvisato i carabinieri.

Le indagini hanno poi smascherato un’organizzazione che reclutava ragazze cinesi su internet e poi le sfruttava, tutte maggiorenni ma comunque giovanissime, alle quali veniva concessa una percentuale sulle prestazioni e fornito un giaciglio all’interno del centro dove trascorrere le poche ore di riposo.













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