«Manovra folle, non ce la faremo»
Simoni vede a rischio i servizi ai cittadini assicurati dai Comuni
TRENTO. I sindaci sono agghiacciati. La manovra finanziaria rischia di fare una strage di Comuni, cancellando il sistema dei servizi al territorio. L'allarme è stato lanciato all'assemblea dei piccoli municipi italiani tenutasi a Riva del Garda, ma anche per i campanili trentini sarebbe un salasso duro da reggere.
«Ora basta», dice chiaro il presidente Marino Simoni. La speranza è che il governo riveda i suoi criteri e quindi c'è ancora una sepranza che la trattativa di mediazione porti qualche buona notizia. Ma le cifre che circolano sono da brividi. Dellai stesso sarà a Roma per fare meglio i conti col ministro Tremonti
Se sono giuste le prime previsioni, alla Provincia autonoma toccherebbero risparmi per 228 milioni nel 2013 e 100 di più l'anno dopo. Tagli alle spese che ricadrebbe automaticamente sulle casse municipali.
La manovra precedente era stata sopportata stoicamente: 59 milioni a carico della Provincia che ha generosamente offerto una mano ai Comuni, ai quali è stato chiesto uno sforzo di "soli" 14 milioni. «E quella - spiega il presidente dei sindaci, Marino Simoni - era una manovra che valeva un terzo di quella attuale. Se usiamo gli stessi parametri posso dire fin da subito che il sistema non reggerebbe e il primo a collassare sarebbe quello dei servizi. Perchè un conto è rinviare la realizzazione di una strada, un altro è tagliare il servizio di asilo nido. Siamo di fronte a un meccanismo perverso che non possiamo accettare: praticamente il governo ci impedisce di utilizzare le nostre risorse, trattando allo stesso modo chi nel tempo è stato oculato e ha messo fieno in cascina e chi invece ha sperperato e amministrato male. L'autonomia deve fare quadrato, a partire dai nostri parlamentari, indipendentemente dal partito a cui appartengono. Noi sindaci e Provincia dobbiamo parlare la stessa lingua e fare muro a queste richieste perchè qui si rischia la ribellione, non tanto degli amministratori quanto piuttosto dei cittadini».
Però la situazione finanziaria statale è grave e Simoni lo sa benissimo. «La nostra parte la stiamo facendo. Stiamo rispettando un patto di stabilità che è molto pesante per i Comuni, soprattutto quelli più piccoli, ma abbiamo accettato e stiamo dando le risposte richieste. Però alcune cose fanno veramente rabbia, perchè qua pare di capire che i tagli valgono solo per qualcuno. Per dovere istituzionale vado spesso a Roma, dove la presidenza del consiglio ha addirittura tre sedi e dove quelle maledette auto blu sono dappertutto. Io giro con la mia auto e faccio benzina ai self service per risparmiare. Forse prima si dovrebbe tagliare altrove. Invece qui stiamo annegando e i primi a cui si mette la testa sott'acqua sono i più piccoli e i più deboli».
Il primo passo sarà quello di capire esattamente cosa Roma pretende dai territori a statuto speciali (si parla di risparmi per 3 miliardi di euro in due anni complessivamente), ma anche quanta protezione darà al Trentino l'accordo di Milano. Non potendo incidere sui trasferimenti, nè sulle entrate, l'unica leva è quella di imporre un blocco delle spese.
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