«Malaria, per noi l’ipotesi è l’errore umano»
L’assessore Zeni dopo la consulenza dei periti difende l’Azienda sanitaria: «Procedure solide. Può esserci stato lo sbaglio di chi non le ha rispettate»
TRENTO. Procedure con un punto debole o grossolano errore umano? Un bivio tragico che è costato la vita alla piccola Sofia Zago, uccisa dalla malaria contratta, ormai è certo, nel reparto di pediatria dell’ospedale Santa Chiara di Trento. La consulenza consegnata l’altro giorno dai periti al procuratore della Repubblica Marco Gallina, che sta coordinando le indagini personalmente, ha tagliato la testa al toro indicando il reparto di pediatria come l’unico luogo in cui la piccola possa aver contratto la malaria. La bambina era stata ricoverata per il diabete ed è rimasta per 5 giorni nel reparto insieme a due bambine del Burkina Faso che erano tornate da un viaggio in Africa con la malaria. Le due bambine si trovavano in una stanza diversa dalla piccola Sofia. La perizia avanza anche alcune ipotesi su come possa essere avvenuto materialmente il contagio. Secondo le prime indiscrezioni, la perizie avrebbe anche vari punti di contatto con le conclusioni cui sta giungendo il consulente nominato dall’Azienda sanitaria per verificare la correttezza delle procedure interne al reparto, il professor Esposito. Questi punti di contatto potrebbero far ipotizzare che ci possano essere delle fasi più delicate di altre in cui possa essere avvenuto il contagio. Momenti delicati che vengono ipotizzati dagli stessi consulenti della Procura.
Al momento, il procuratore non ha preso decisioni sulla base delle conclusioni della perizia. del resto è troppo presto, ma si registra un certo ottimismo sulla possibilità di arrivare a capire cosa possa essere accaduto. Resta da vedere, anche, se sarà possibile responsabilità individuali.
Sulla morte della piccola Sofia c’è un’inchiesta della Procura, ma anche un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità che è già giunta alla conclusione che il contagio è stato all’interno del reparto di pediatria. Il direttore generale dell’Azienda sanitaria Paolo Bordon ha ribadito che non sono state rilevate falle. L’assessore provinciale alla sanità Luca Zeni torna a indicare l’errore umano come l’unica possibilità: «Per noi l’importante è che si capisca come sono andate le cose. Quello che è emerso dai nostri accertamenti, finora, non è che ci siano state falle nelle procedure, ma, come ha detto anche Bordon, eventualmente un possibile errore umano, ma questo non dipende dalle procedure. Però noi al momento non siamo riusciti a capire dove possa essere stato l’errore umano. Anche il procuratore aveva detto che se errore c’è stato, è stato grossolano. Proprio perché le procedure sembrano solide. E quindi ci può essere stato un errore nel mancato rispetto delle procedure. Noi l’ultima perizia non l’abbiamo ancora vista. Continueremo a dare la massima collaborazione alla magistratura. L’inchiesta proseguirà e l’obiettivo di tutti è riuscire a capire cosa sia successo. Non ho elementi adesso per dirlo. Il professore Esposito ha segnalato elementi che possono essere migliorati, ma non inerenti a questa vicenda».