Maestri: «Un errore tagliare cultura e ricerca»
La consigliera Pd: «Trentino attento alle opere, meno al suo capitale umano» Passamani: «Limature necessarie». Baratter: «Meno tasse invece dei contributi»
TRENTO. «Sanremo inneggia alla bellezza. In Trentino la riteniamo un di più», ha twittato ieri mattina Lucia Maestri, consigliera provinciale Pd fresca di vertice di maggioranza, sabato, dedicato alla Finanziaria 2014 della Provincia. Manovra dove le risorse per la cultura segnano un meno 5% sulla spesa corrente, da 33,5 a 31,8 milioni, mentre gli investimenti calano dai 50 milioni del 2013 ai 34,3 del 2014. «Un punto di caduta in una Finanziaria positiva», sottolinea Maestri, che di cultura si occupa da anni essendo stata fino a pochi mesi fa assessore comunale a Trento. «Vedo un Trentino orientato a mantenere investimenti in opere pubbliche, e non sul grande capitale umano che abbiamo», spiega la consigliera. Che rincara: «I musei non sono scatole cinesi. Fatte le cattedrali, dobbiamo coltivare i fedeli e tagliare del 5% i finanziamenti vuol dire dismettere investimenti sul pubblico e su una proposta culturale continua che è diversa dal rincorrere gli eventi». Maestri si riferisce alla proposta della giunta, contenuta nella manovra, di un fondo ad hoc (1,1 milioni) che finanzierà un grande evento all’anno, di museo in museo. «Non so se sia la strategia giusta, il Trentino deve chiedersi che tipo di strategia culturale vuole darsi. Mart, Muse e S.Michele sono un grande volano di sviluppo. Non dico che non serva razionalizzare, ma la strategia di governance unica e di assorbire il Museo degli usi e costumi nel Muse non è una riforma che si può fare in Finanziaria, le riforme strutturali si fanno dandosi il tempo necessario». E proprio il direttore del Museo degli usi e costumi Giovanni Kezich ieri ha lamentato la scarsità di fondi: «In una Provincia come Trento che ha una forte componente legata all’autonomia, non si capisce perché le tradizioni popolari debbano essere lasciate all’ultimo posto». Maestri confessa una certa preoccupazione anche per il taglio (-10%) sugli stanziamenti alla ricerca: «È giusto evitare il pullulare di soggetti che duplicano funzioni, ma attenti a dismettere l’investimento sul capitale umano. Vedo segnali non incoraggianti».
Per il capogruppo Upt Gianpiero Passamani è invece «eccessivo parlare di tagli»: «Sono limature sui vari capitoli di spesa che permettono di far tornare la quadra del bilancio». «Per quanto mi riguarda - dice - questa manovra è una buona partenza che mantiene gli impegni che abbiamo preso in campagna elettorale, in particolare l’aiuto alle famiglie e alle imprese che si traduce in una riduzione delle tasse. E mi sembra importante anche l’impegno a far partire entro l’anno tutti i lavori pubblici cantierabili, che daranno linfa alla crescita». A questo proposito, in vista di quella che l’assessore Mauro Gilmozzi ha definito «una riprogrammazione degli interventi da fare insieme ai Comuni», il capogruppo del Pd Mattia Civico ha chiesto che sia condiviso «un piano complessivo sulle priorità delle opere pubbliche trasversale alle diverse aree», dagli ospedali alle scuole, dalle Rsa alla viabilità.
Qualche dubbio, in casa Pd, è emerso sui 14 milioni stanziati per ridurre l’Irpef ai redditi sotto i 28 mila euro. Sempre Civico ha chiesto di valutare la possibilità di tenere conto dei carichi familiari come il numero di figli. Ma Lorenzo Baratter, capogruppo del Patt, difende la misura: «Ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e le imprese, ridimensionando la logica dei contributi è un modo per creare Pil e far crescere la nostra economia».
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