«Ma per la crescita serve un altro shock»
Il direttore del Sole 24 Ore: modifiche ok, manovra più equa
TRENTO. Un mese fa, quando lo spread aveva raggiunto quota 575 e il rendimento del Btp decennale il 7,25%, sbatté in prima pagina un titolo a caratteri cubitali, tutto maiuscolo: "Fate presto". Una scelta inusuale per il Sole 24 Ore, ispirata a un titolo identico del Mattino di Napoli nei giorni del terremoto del 1980. Roberto Napoletano, direttore del quotidiano di Confindustria, la motivò scrivendo così: «Le macerie di oggi sono il risparmio e il lavoro degli italiani, il titolo Italia che molti, troppi si ostinano a considerare carta straccia: un "terremoto" finanziario globale scuote le fondamenta del Paese, ne mina pesantemente la tenuta economica e civile».
Napoletano era ieri sera a Trento, alla sala Don Guetti di Cassa Centrale Banca, per l'incontro pubblico organizzato dalla Cassa Rurale di Aldeno e Cadine rinviato nelle scorse settimane: «Gli italiani sono disposti a pagare, ma non in bianco - afferma - il punto è: in cambio di che cosa. Siamo pronti ai sacrifici, ma a patto che servano a far recuperare all'Italia la credibilità»
Direttore, alla fine Monti ha fatto presto?
Si è fatto presto a creare il nuovo governo e si sta facendo presto nel prendere le misure indispensabili per il risanamento. Ma voglio chiarire il senso di quel titolo: alla politica chiedevamo di farsi carico della causa italiana. In questo senso Pdl, Pd e Terzo Polo, pur con qualche sbandamento, stanno dimostrando di avere consapevolezza della gravità della situazione.
Il maxiemendamento di questi giorni ha ricordato un po' il balletto delle manovre estive di Tremonti: misure che cambiavano da un giorno all'altro.
Lo spettacolo è stato un po' quello. Ma la cosa peggiore è tata la pessima figura fatta dai parlamentari che si sono ribellati alla riduzione delle loro indennità: è vero, non la dovrebbe decidere un governo, ma il Parlamento dovrebbe essere in prima linea in una fase di sacrifici così pesanti.
Come giudica le modifiche che si stanno apportando alla manovra?
Molte vanno nella direzione del recupero di una maggiore equità. La cosa importante era non intaccarne la struttura in termini di saldi.
Si può dire che il Parlamento ha corretto qualche errore dei professori?
Sì, le modifiche non vanno considerate in termini negativi. Ma dobbiamo intenderci: nella manovra c'è un solo vero intervento strutturale, quello sulle pensioni, atteso da tempo ma mai realizzato dalle forze politiche. Il resto, rispetto alla prima stesura, è semplice redistribuzione dei pesi fiscali: è certo importante che si sia recuperata l'indicizzazione per tutte le pensioni più basse, così come l'aver colpito le pensioni d'oro. Ed è stato giusto incidere maggiormente sui capitali scudati.
Non mancano interventi sul fronte della crescita?
Qualcosa c'è: penso al doppio sconto sull'Irap per assunzioni di giovani e donne, alla detassazione degli investimenti per la crescita delle aziende. È però vero che non sono tali da determinare un salto, e forse neppure compensano gli inevitabili effetti recessivi di una manovra così pesante. Serviranno altri provvedimenti, a partire da una vera riforma del mercato del lavoro. Serve uno shock, attraverso l'abbattimento di 4-5 punti degli oneri sociali contributivi.
Saranno necessari altri tagli alla spesa pubblica?
Senz'altro. Si dovrà guardare in profondità nella macchina dell'amministrazione, per far emergere e tagliare con durezza troppi sprechi che ancora ci sono, per recuperare risorse che favoriscano crescita e merito, aiutando le nuove generazioni: specie quelle più vitali, che dimostrano di volersi confrontare in termini competitivi sul mercato.