«Ma così abbiamo perso tutti»
I contrari. Pancher, ex presidente della Cassa di Mezzocorona: «Grande tristezza per come sono andate le cose» Santuari, Comunità della Valle di Cembra: «Perplesso per quello che è successo durante le votazioni»
Mezzocorona. «C’è davvero una grande tristezza. È triste vedere che nel cuore della Rotaliana, dove ci sono state realtà che hanno dato tanto alla cooperazione, si materializzi un’assemblea che ha avuto queste caratteristiche. Com’era quella frase? “Ho viste cose che voi umani non potreste neanche immaginare”».
Sandro Pancher cita “Blade runner”, ma si riferisce all’assemblea della Cassa rurale. Non è esattamente un “socio qualunque”, dato che era presidente della Cassa di Mezzocorona, prima della fusione con Lavis e Valle di Cembra. Venerdì sera si è messo alla testa della fronda dei soci contrari. A contestare soprattutto il modo in cui si è arrivati alla votazione: «Mi ha colpito soprattutto la disorganizzazione dei lavori, nonostante fossero evidenti le criticità. Le divisioni erano palesi già nei giorni precedenti. Non è il mio compito sostituirmi al notaio, ma la situazione dell’assemblea è sfuggita di mano: mi sembra palese. Siamo arrivati a un epilogo che mi fa pensare che abbiamo perso tutti».
Simone Santuari, oltre ad essere socio, è presidente della comunità della Valle di Cembra. «A me è piaciuto vedere un’assemblea in cui ci sono stati tanti interventi, con soci vivi che hanno espresso le loro opinioni, a parte qualche intervento in cui si è andati oltre e ci sono state ingiurie personali. Resto però perplesso per quello che è successo durante la votazione. Forse lo statuto darà ragione a chi ha gestito l’assemblea. Ma io ho votato che era passata la mezzanotte da due minuti. Non penso che sia questo il modo in cui si debbano fare le cose nel 2019».
Martino Clauser, un socio di Mezzocorona, venerdì era fra i più arrabbiati: «Il problema non è tanto il risultato: il voto della maggioranza va accettato in democrazia. È stato il caos della votazione che mi ha fatto arrabbiare».
«Io credo che si siano creati un problema che altrimenti non ci sarebbe stato. A partire dalla comunicazione. Lo scorso maggio, durante l’assemblea ordinaria, ci avevano rassicurato che la fusione era ancora lontana. Sono passati solo pochi mesi e le cose sono cambiate. È tutto legittimo, per carità. Ma se si fossero fatte le cose con più calma, si sarebbe dato un segnale di rispetto e attenzione nei confronti dei soci. Invece così non è stato». D.E.