Lunelli: "Forma e contenuti diversi per il Pd trentino"
Il coordinatore della Margherita punta ad una norma che tuteli la specificità dell'autonomia trentina nella nuova formazione politica
TRENTO. Il coordinatore della Civica Margherita insiste nel chiedere un partito democratico alla trentina, che sia federato con quello nazionale, ma che sia qualcosa di diverso.
Lunelli, i Ds chiedono che si acceleri sulla strada del Pd, lei cosa ne dice?
Dico che non c’è nulla di nuovo rispetto al mio discorso alla festa dell’Unità. Un discorso che venne capito dal popolo dei Ds. Sono sempre convinto che bisogna distinguere tra due livelli: uno nazionale, dove c’è un forte bisogno di innovazione e di modernità e dove il partito democratico dovrà incidere sugli assetti politici, e un locale. In Trentino il discorso è diverso, non dal punto di vista dei tempi, ma dal punto di vista della forma e dei contenuti. Noi non vogliamo ritardare la costruzione del partito democratico. In chiave locale dobbiamo trovare una forma di esperienza politica diversa da quella nazionale. Diversa nella forma e nei contenuti, appunto. Io avevo lanciato l’idea del partito confederale già nel luglio 2006. Dobbiamo metterci in testa che il Pd è una cosa e che noi dobbiamo realizzare qualcos’altro. Qualcosa che si distingua per una propria caratterizzazione a livello locale.
Non è che voi siete così recalcitranti solo perché qui in Trentino c’è quella che Tonini definisce una felice anomalia, ovvero la Margherita è più forte dei Ds?
Giorgio Tonini sa benissimo, essendo senatore eletto in un collegio uninominale, che l’apporto degli autonomisti è fondamentale. La Civica Margherita ha saputo essere anello di congiunzione tra il centrosinistra e il mondo autonomista. Questa alleanza con Svp e Patt ci ha consentito di vincere le elezioni provinciali del 2003 e le elezioni nazionali del 2008, vista l’esigua maggioranza del governo Prodi al Senato. Pensare che questo aspetto sia residuale è sbagliato e Tonini lo sa. Un centrosinistra che non si pone il problema del rapporto con gli autonomisti peccherebbe di una convinzione di autosufficienza. E’ un problema di cultura politica.
Il segretario dei Ds, Remo Andreolli, però chiede che il 14 ottobre parta anche una costituente trentina del partito democratico. Lei cosa risponde?
Mi auguro che anche i Ds capiscano l’opportunità di stabilire con Roma un legame che dia garanzie sulle regole. Mi pare che ci sia la disponibilità dei tre saggi.
Quindi ci sarà una costituente trentina?
Sì, ma che abbia delle regole nostre che tengano conto degli ambiti di valle e che, dopo, sia il luogo del confronto sulle forme e sui contenuti.
Insomma voi della Margherita non cedete neanche di un centimetro. Il partito democratico locale deve essere diverso da quello nazionale.
L’autonomia della nostra esperienza rispetto a quella romana è fondamentale. Spero veramente che i Ds lo capiscano. Mi sembra che i loro elettori se ne siano resi conto. Del resto, questa è da sempre una terra che produce esperienze politiche originali, nuove e diverse da quelle nazionali. La gente sa bene che non si tratta di formule vuote che servono solo a fare pubblicità. La gente sa distinguere e si rende conto che la nostra esperienza è diversa e che, quindi, va affrontata con forme diverse. I risultati elettorali stanno lì a dimostrarlo. Non è un problema di partiti, ma di culture politiche. Dobbiamo tener conto anche della cultura autonomista