Lega, tocca a Bisesti: «Mi manda Salvini» 

Il fedelissimo del leader domenica candidato unico alla segreteria al posto di Fugatti: «Cresciuto nel partito sin da bimbo»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Parla tre lingue, ha 29 anni, sta terminando un master post laurea ed è assunto, dopo aver vinto un concorso, all’Europarlamento come funzionario. Ah sì, Mirko Bisesti è anche amico di Matteo Salvini, di cui è stato per anni collaboratore a Bruxelles. La Lega domenica è chiamata a congresso e per il posto di segretario c’è una sola candidatura, quella di Bisesti appunto, che segna un cambio generazionale rispetto alla gestione di Maurizio Fugatti. Quest’ultimo non si annoierà: non ha solo il ruolo di onorevole ma farà la probabilissima corsa da candidato presidente del centrodestra.

Bisesti lei è letteralmente cresciuto a pane e Lega: è nel partito da 12 anni. Chi c’era allora al timone?

«C’era Fugatti. Anzi lui e Divina. E sono nomi che ci sono ancora. Ero in quinta superiore, al Rosmini a Trento. Mi sono avvicinato però perché, ed ero piccolo, mio papà mi portava ai grandi eventi nazionali della Lega: Pontida, Venezia. Più che una persona è stato il messaggio autonomista del partito di allora, quello di un’Italia federale, a piacermi».

Lei è di Aldeno. Figlio d’arte, visto che la mamma, Bruna Giuliani, è capogruppo della Lega in Comune. Ed è stato candidato sindaco del suo paese, no?

«Sì ancora prima di partire per Bruxelles ho fatto ad Aldeno la prima lista Lega della storia, nel mio Comune: avevo 20 anni ed ho ottenuto un bel risultato. E allora era difficile essere della Lega, metterci la faccia, non è come adesso».

Dopo c’è stata la chance di Bruxelles e la conoscenza con Salvini. Come ha fatto?

«Matteo era appena diventato europarlamentare, era allora sconosciuto e cercava collaboratori. Gli ho mandato una mail (che conservo ancora con affetto) in cui gli davo la mia disponibilità. Mi ha risposto, poi mi ha telefonato e mi ha detto di salire. Mi ha fatto un contratto, prima di sei mesi, poi allungato a 9. Finita l’Università poi mi ha chiamato un altro parlamentare, Lorenzo Fontana. Quindi ho fatto un concorso e sono diventato political advisor, dopo essere stato assistente».

Bisesti, sarà segretario di una Lega che in Trentino è ai massimi storici. Un’onore e, come si suol dire, pure un onere.

«Sì, la Lega non è mai stata così forte. Nel 1996 avevamo raggiunto il 20% e rotti, a marzo abbiamo toccato il 27%, tanta roba... Il nostro obiettivo è quello di migliorarci ancora. Non sarà facile ed infatti quando mi hanno proposto questa candidatura ci ho pensato, non è stata una scelta che ho fatto a cuor leggero».

Si è consultato con qualcuno?

«Ho voluto sentire più militanti possibili, capire se sul mio nome ci fosse davvero la convergenza del partito. Perché ora c’è davvero un lavoro importante da fare per la Lega, ma soprattutto per il Trentino».

Chi tesi porterà al congresso di domenica? Ce ne dia un assaggio.

«Vorrei una Lega che, pur rimanendo con i piedi per terra, sappia osare. Un partito ambizioso che faccia proposte concrete. Se i delegati domenica decideranno che sarò segretario, ho in animo di parlare molto chiaramente agli alleati di coalizione. Dovremo proporre un programma con non molti punti, ma studiati e realizzabili. Tutti ci chiedono di fare ripartire il Trentino dopo 20 anni di centrosinistra. Noi abbiamo la fortuna, in quanto Provincia autonoma, di poter davvero fare».

Sicurezza la priorità?

«Quando dieci anni fa cominciò il degrado in città ci dicevano che eravamo brutti, xenofobi e non istruiti. Ora è sotto gli occhi di tutti. Ma dove governa la Lega non c’è solo attenzione a questo tema, il primo aspetto è il lavoro».

Diego Binelli parlamentare e lei segretario: si può parlare di una linea salviniana della Lega, un po’ a discapito della linea Fugatti?

«Matteo non ama le differenze dentro la Lega. E non ci sono: si possono avere differenti approcci ai temi, anche da noi non è tutto “peace and love”. Ma da noi conta che non ci sia chi vuole disgregare, si lavora per unire. Questo non avviene, i litigi e le divisioni non hanno posto dentro il partito».

Per finire. Si parla di un possibile ruolo di governo per l’ex senatore Divina. Le risulta?

«Dovreste chiederlo a Salvini, non a me».













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