Le mele nonese? Sono le più ecologiche d'Italia
I risultati pubblicati su un’importante rivista americana: non ci sono mele più naturali di quelle della Val di Non
SAN MICHELE ALL'ADIGE. All'indomani della pubblicazione della classifica delle regioni più "green" d'Italia stilata dalla Fondazione Impresa che mette al primo posto assoluto la regione Trentino Alto Adige, un altro interessante studio evidenzia il buon livello di sostenibilità ambientale della provincia di Trento. Da una ricerca condotta dall'Istituto Agrario di San Michele all'Adige su quasi cinquecento (494 per l'esattezza) appezzamenti rappresentativi della realtà frutticola della valle di Non, infatti, è emerso che nell'ultimo decennio l'indicatore di impatto ambientale della difesa fitosanitaria sulla melicoltura si è ridotto del 23 per cento, collocando questa valle fra le realtà frutticole intensive che più di altre tutelano gli ecosistemi naturali limitrofi. Insomma, un risultato che fa aumentare la soddisfazione per le scelte di tutela ambientale che l'agricoltura trentina ha messo in campo negli ultimi anni, e che fa spingere con forza ulteriormente in questa direzione. I risultati sono sintetizzati in un articolo pubblicato nelle scorse settimane sulla rivista tecnica "Integrated Environmental Assessment and Management" che ha visto come primo autore Claudio Ioriatti, responsabile dell'area sperimentazione agraria e agricoltura sostenibile del Centro Trasferimento Tecnologico di San Michele all'Adige. Il miglioramento è risultato essere conseguenza dell'uso di principi attivi più selettivi, più efficaci e quindi meno impattanti, dell'obbligo di calibrazione degli atomizzatori e della maggior diffusione di impianti su portinnesti deboli e dell'applicazione di tecniche di controllo alternative. Il progetto di ricerca è stato condotto in collaborazione con la Cornell University di New York proprio per la grande esperienza di questo istituto in tema di indicatori di rischio determinato dall'uso degli agrofarmaci ed è stato svolto da Claudio Ioriatti nell'ambito del programma trentino di ricerca, formazione e mobilità post-dottorato: «Il progetto - spiega Claudio Ioriatti - ha adottato il metodo Eiq che considera otto parametri ambientali connessi con l'applicazione degli agro farmaci: l'effetto su chi esegue i trattamenti, su coloro che sono impegnati nella raccolta, sui consumatori, sulle falde acquifere, sui pesci, sugli uccelli, sulle api e sugli artropodi utili», ha concluso Ioriatti. Questi risultati hanno trovato conferma dall'applicazione di un secondo indicatore elaborato nell'ambito del progetto dell'Istituto Agrario di San Michele all'Adige che valuta l'impatto sulla salute umana e sull'ambiente in base agli ingredienti con fattore di rischio presenti nei prodotti impiegati. Insomma: prodotti di trattamento più "naturali" portano in dote un sistema complessivo che fa migliorare la qualità delle mele trentine.