LE IMMAGINI

Le finestre? Di cinquant’anni fa

Viaggio nella struttura: «Ma il punto è che qui non si può fare sanità moderna»



TRENTO. Nell’epoca degli incentivi fiscali e del risparmio energetico ci siamo tutti dotati di serramenti nuovi, ma non l’ospedale Santa Chiara dove in numerosi reparti si trovano ancora finestre di cinquant’anni fa, con le maniglie (scassate) avvitate sugli infissi in legno e i vetri che traballano. Certo nei reparti di recente ristrutturazione - come ortopedia - ci sono serramenti più efficienti, ma basta scendere ai piani inferiori - ad esempio a medicina - per vedere com’erano le finestre degli anni Sessanta, l’epoca in cui venne edificato l’ospedale. E cioè più resistenti (le finestre) delle strutture metalliche realizzate in epoca molto più recente che si scrostano in maniera orribile.

Le "magagne" del Santa Chiara

Dai serramenti d'altri tempi ai lavori in corso in sala d'aspetto ecco alcuni (fra i tanti) problemi dell'ospedale Santa Chiara di Trento, giudicato vecchio e inadeguato dalla Provincia autonoma. Leggi l'articolo

Dettagli? Forse. Ma il direttore dell’azienda sanitaria Luciano Flor l’anno scorso ha citato proprio le finestre per fare capire in che stato è l’ospedale. E poi la grande difficoltà e i costi - diceva - di rincorrere le normative di sicurezza in una struttura nata in un’altra era tecnologica. Finale: «L’ospedale Santa Chiara va cambiato subito» disse Flor, ora riconfermato. E dire che fu proprio il suo doppio ruolo nella preparazione del bando e poi nella commissione di valutazione (assieme all’altra dirigente provinciale, Livia Ferrario) il “baco” che ha inceppato il percorso verso il nuovo ospedale.

Capita così che i pazienti di oncologia si siedano in una sala d’aspetto dove mancano i contro soffitti perché ci sono lavori in corso. Per non dire di quella passerella (aerea) di accesso che fa capire i salti mortali necessari per utilizzare questa struttura dove ci sono tecnici che lavorano in un container allestito nel piazzale, dove le bombole di ossigeno sono conservate in cortile, accanto al magazzino tecnico dove alcune biciclette malandate sono appese al soffitto sopra alcuni letti rotti.

Se qualcuno si chiede perché sul tetto ci siano due piazzole per l’elisoccorso sappia che è solo perché quella vecchia con gli elicotteri nuovi della Provincia non va più bene. In questo ospedale che esplode c’è un tunnel sotto via Gocciadoro per collegare gli ambulatori, peccato che le sedie a rotelle si fermino davanti alle scale. Ma se vi fate guidare in questo giro da uno che di sanità ne capisce vi dirà di non soffermarvi sull’estetica: «Il problema è che la sanità moderna, qui dentro, non si può fare».













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