il caso

Lavis, scompare l’ultimo volto di Mussolini

Dipinto nel 1932 quando il duce visitò il paese, era su un edificio di via Zanella ora in fase di restauro


di Daniele Erler


LAVIS. In pochi l’avranno notato, così sbiadito dal tempo e dalle intemperie. Eppure, ancora fino a poche settimane fa, su un muro di un edificio in via Zanella a Lavis, si poteva scorgere un volto su un muro. Era semplice capirne anche le fattezze, e se pure tanti anni sono passati dall’epoca fascista, su quella casa ancora c’era, ben riconoscibile, il volto di Benito Mussolini. Ora quello stesso edificio, che fa angolo con la centralissima via Matteotti (a pochi passi dal Municipio), è in fase di restauro. Così, con un nuovo intonaco, scomparirà finalmente anche quel volto.

Un’ultima traccia, ma ancor più sbiadita (e più volte coperta), resta invece in un’altra casa, questa volta in via 4 novembre: poco distante da piazza Loreto, dove - nelle stanze del Panificio comunale - negli anni Venti aveva sede il Partito nazionale fascista. La notizia della cancellazione dell’ultima “faccia di Mussolini” nel centro storico di Lavis è stata diffusa attraverso internet da Giovanni Rossi, memoria storica del paese. Ed è proprio Rossi a ricordare come in epoca fascista i celebri volti erano una trentina (forse anche più) in tutta Lavis, comparsi soprattutto in occasione del viaggio che Mussolini fece in paese, con un discorso tenuto in piazza Manci nel 1923.

Quei volti erano stati dipinti in tutto il centro storico, ad esempio sull’attuale palazzo Maffei, ma anche naturalmente sul Municipio. Altri edifici ancora - ricorda Rossi - ospitavano frasi inneggianti al fascismo. Spuntavano un po’ ovunque, anche perché, spiega sempre Rossi, chi le dipingeva poteva ottenere un contributo dal podestà, che variava tra le 30 e le 100 lire. Era una strategia in perfetta adesione al cosiddetto “culto del littorio” (secondo la celebre espressione dello storico Emilio Gentile).

Il fascismo, in altre parole, si caratterizzava per la particolare attenzione ai simboli: ed anche i volti e le scritte a Lavis - quasi uno spot al culto per il duce - rientravano in questa prospettiva. Il tutto era stato perlopiù cancellato all’indomani della guerra, e poi nel corso degli anni Cinquanta, quando l’Italia liberata cercava di lasciarsi alle spalle il suo recente passato. Fra le poche prove rimaste c’era appunto, mimetizzato dal tempo, quel volto in via Zanella. Che adesso scomparirà del tutto, coperto dall’intonaco.













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