LaVis, la Procura chiude l’inchiesta Indagate tre persone
Per l’accusa Giacomoni, Peratoner e Andermarcher non avrebbero informato la vigilanza di una fidejussione
TRENTO. La Procura ha chiuso l’inchiesta sul dissesto della cantina LaVis. Nei giorni scorsi il procuratore della Repubblica Giuseppe Amato ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini agli indagati che, in queste settimane, sono saliti a tre. Dopo l’ex presidente Roberto Giacomoni, la Procura ja iscritto sul registro degli indagati anche i nomi dell’ex direttore Fausto Peratoner e dell’ex vicedirettore Cesare Andermarcher. Per tutti, la contestazione è quella di aver ostacolato gli organi di vigilanza omettendo di iscrivere a bilancio la fidejussione da 12 milioni e 200 mila euro rilasciata dalla LaVis alla finanziaria Isa spa, che non è in alcun modo coinvolta nell’inchiesta, in favore della controllata Ethica spa, al momento dell’acquisizione di Casa Girelli. Secondo la Procura, i tre indagati avrebbero anche omesso di informare anche gli obblighi di revisione, violando in questo modo specifiche norme di legge. Della fidejussione gli organi di vigilanza avrebbero saputo solo nel giugno 2010. Ovviamente queste sono al momento ipotesi accusatorie che dovranno essere dimostrate davanti a un giudice. I tre indagati sono già stati interrogati dal procuratore Amato. Adesso hanno venti giorni di tempo per chiedere che vengano approfonditi elementi a loro discarico. Nello specifico, Giacomoni, Peratoner e Andermarcher avrebbero evitato di informare la vigilanza della Federazione della Cooperazione della fideiussione prestata dalla LaVis alla finanziaria Isa spa per garantire il pagamento della quota del 31 per cento di Casa Girelli che era stata acquistata da Isa nel novembre 2005. Tra la Cantina LaVis e la finanziaria della Curia c'era un accordo secondo il quale, Isa avrebbe acquisito la partecipazione di minoranza di Casa Girelli per 8 milioni di euro e si sarebbe impegnata a restare nella società per almeno 4 anni, rischiando il capitale investito. In cambio, LaVis si impegnava ad acquistare quella quota, cinque anni dopo e su richiesta di Isa, a una somma non superiore a 12 milioni e 200 mila euro. Nell'agosto del 2010, come previsto dall'accordo, Isa ha esercitato l'opzione prevista dall'accordo e garantita dalla fideiussione firmata da Giacomoni . Il vantaggio economico per la finanziaria previsto dall'accordo era del 9 per cento composto all'anno. Peccato che di quest'accordo non fossero stati informati né gli organi di vigilanza della Federazione della Cooperazione né l'assemblea dei soci di LaVis. Ovviamente, tener fede agli impegni ha comportato per la cantina un peggioramento dei conti che già erano molto pesanti.
Per questo motivo Isa ha accettato un acconto e poi ha dilazionato il pagamento della somma in cinque anni con un interesse dello 0,90 per cento. L'ipotesi della Procura è che i vertici della LaVis non abbiano informato gli organi di vigilanza e che, anzi, abbia ostacolato la loro attività, visto che la garanzia fideiussoria sarebbe stata resa nota soltanto quando Isa ha deciso di cedere a LaVis la sua quota di Casa Girelli.
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